In un atteso discorso in tv il presidente russo Vladimir Putin ha indicato una escalation della guerra in Ucraina, annunciato una «mobilitazione militare parziale» nel suo Paese, necessaria, a detta dello zar, perché l’Occidente vuole «indebolire, dividere e distruggere la Russia». Putin, rivolgendosi ai suoi “nemici”, ha poi aggiunto: «Abbiamo molte armi per replicare» a quello che ha definito «il ricatto nucleare» dell’Occidente. E ancora: «Useremo certamente tutti i mezzi militari a nostra disposizione. Coloro che cercano di ricattarci con armi nucleari dovrebbero sapere che le abbiamo anche noi. Questo non è un bluff». Parole quelle del leader del Cremlino che segnano una brusca quanto pericolosa accelerazione: si tratta infatti della prima mobilitazione militare russa dalla Seconda guerra mondiale. Interesserà fino a 300mila riservisti.
Con la mobilitazione militare parziale, saranno infatti richiamati in servizio i militari della riserva. «Per la difesa del nostro popolo, della sovranità della Russia e dell’integrità territoriale, appoggio la decisione del ministero Difesa e dello Stato maggiore di introdurre la mobilitazione parziale», ha detto Putin, spiegando che «la leva riguarderà solo cittadini che al momento sono parte delle riserve, cioè coloro che hanno svolto il servizio militare nelle forze armate, che hanno già esperienza e formazione. Il decreto è già stato firmato. Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, parlando in tv subito dopo lo zar, ha definito «difficili» le condizioni sul campo: «Non stiamo combattendo contro l’Ucraina, ma contro l’Occidente».
Intanto l’Occidente ha già chiarito che non intende in alcun modo riconoscere il risultato dei referendum evocati dallo zar che si terranno tra il 23 e il 27 settembre, già annunciati nella giornata di ieri dai leader filorussi delle zone di Luhansk, Kherson (ora sotto controllo russo), Donetsk e Zaporizhzhia (aree dove l’Ucraina sta recuperando terreno).