Onu, Draghi dice da che parte (re)stare: “Condanniamo Putin, Italia con Ue e Nato”

Nessun passo indietro da parte di Mario Draghi. Intervenendo all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ospite del Palazzo di Vetro di New York, il presidente del consiglio è tornato a condannare con fermezza la Russia, anche in merito all’ultimo affondo sul referendum ‘farsa’ in Ucraina. Il premier blindando il futuro dell’Italia, che in questi lunghi mesi è stata «protagonista»dell’Ue e al fianco della Nato, ha esortato il mondo a proseguire nel solco del multilateralismo. Lo stesso Draghi ha poi invitato l’Europa a fare di più, a cominciare dall’imposizione di un tetto al prezzo del gas. La guerra tra Kiev e Mosca ha un «unico responsabile»: «Aiutare l’Ucraina a proteggersi non è stata soltanto la scelta corretta da compiere. È stata l’unica scelta coerente con gli ideali di giustizia e fratellanza che sono alla base della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni che questa Assemblea ha adottato dall’inizio del conflitto», ha evidenziato l’economista.

Una condanna totale della Russia. Davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite Draghi ha rivendicato le scelte assunte dall’Italia e non ha risparmiato delle staffilate a Vladimir Putin, il solo colpevole del conflitto cominciato lo scorso febbraio: «I referendum per l’indipendenza nel Donbass sono un’ulteriore violazione del diritto internazionale che condanniamo con fermezza». È una decisione quella dello zar che aggrava un clima già pesante, «come raramente dalla fine della guerra fredda» era accaduto, ha spiegato il presidente del consiglio. Draghi ha poi citato Michail Gorbačëv e le sue parole sulla cooperazione pronunciate all’Unga del 1988. L’ex banchiere centrale si augura che «ci possa essere un futuro in cui la Russia torni al rispetto dei principi che scelse di sottoscrivere nel 1945. Un mondo diviso in blocchi, attraversato da rigide demarcazioni ideologiche e contrapposizioni militari non genera sviluppo, non risolve problemi».

Draghi, come già aveva fatto nel corso dell’ultima conferenza stampa, è tornato poi a difendere a spada tratta il risultato ottenuto con le sanzioni, tentando così di scansare i dubbi di quanti in Italia continuano a giudicarle in efficaci: «Hanno avuto un effetto dirompente sulla macchina bellica russa, sulla sua economia. La Russia fatica a fabbricare da sola gli armamenti di cui ha bisogno, poiché trova difficile acquistare il materiale necessario a produrle». Da economista di razza qual è, a prova delle sue parole, Draghi ha citato poi i numeri del Fondo Monetario Internazionale, per poi rimarcare: «Con un’economia più debole, sarà più difficile per la Russia reagire alle sconfitte che si accumulano sul campo di battaglia». Il leader del Cremlino ha cercato di piegare l’Italia, ha tentato di dividere i Paesi, usando il gas «come arma di ricatto», ma come ha spiegato Draghi ogni sforzo è risultato finora vano: «L’Italia ha reagito con tempestività per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas, per accelerare lo sviluppo dell’energia rinnovabile».

A pochi giorni dal voto per le politiche, l’ex numero uno della Bce ha infine voluto mandare un messaggio a Roma, rammentando da che parte bisogna (re)stare: «Ll’Italia continuerà a essere protagonista della vita europea, vicina agli alleati della NATO, aperta all’ascolto e al dialogo, determinata a contribuire alla pace e alla sicurezza internazionale. Sono gli stessi principi e obiettivi che ispirano le Nazioni Unite, che è necessario e urgente difendere oggi», ha detto nelle battute finali del suo discorso. Parole che ovviamente rassicurano anche gli alleati. Il pressing degli americani sugli equilibri italiani, d’altra parte, è palese. Washington vorrebbe che Draghi rimanesse  dov’è anche dopo il voto. Come gli Usa anche Bruxelles. Proprio perché si guarda alle posizioni sovraniste di Meloni e Salvini con preoccupazione. Mario Draghi, dal canto suo, continua a sottrarsi, dimostrando di non aver alcuna intenzione di concedere un bis. Ieri c’ha anche scherzato su con i liceali del Canova, in trasferta a Manhattan, per partecipare ai lavori del Youth4climate: «Ora avrò più tempo libero…», ha esclamato. Ma lo sguardo che ha accompagnato le parole di Kissinger durante la consegna del World Statesman Award («Ogni volta che Draghi ha lasciato un incarico è sempre stata una pausa, e mai un ritiro permanente»), lasciano ben sperare in un ripensamento. Il sopracciglio alzato e il sorriso accennato del premier tengono, come dire, aperta la porta di Palazzo Chigi.