Un discorso semplice, diretto e senza concessioni ai populismi: un discorso da leader che l’Italia Repubblicana aspettava da anni.
Mario Draghi va ‘all in’ e mette tutto sul tavolo, perché in gioco c’è il futuro dell’Italia e non solo.
Il Presidente del Consiglio, durante il discorso di stamattina in Senato, dice quello che i partiti non hanno il coraggio di dire, ricostruisce con lucida freddezza lo stato in cui versa il nostro Paese e, fatto più importante, indica con precisione i provvedimenti che un nuovo Governo, da lui guidato, intenderà prendere.
Sì al decreto concorrenza per taxi e balneari, sì alla autonomia energetica ed ai rigassificatori di Ravenna e Piombino, sì al taglio delle tasse, sì alla riforma fiscale e della giustizia. E ancora: sì a riformare il reddito di cittadinanza per aiutare chi ha veramente bisogno e punire i furbi. No, invece, a un nuovo debito e scostamento di bilancio e, soprattutto, no al “mercato delle vacche” con i partiti da qui a fine legislatura.
Altrettanto perentorio Mario Draghi si è mostrato sulla politica estera e sul posizionamento italiano nello scacchiere internazionale: un governo europeista convinto e impegnato nella attuazione dei fondi del PNRR, fedele al Patto atlantico ed alleato dell’Ucraina contro l’invasore russo.
Nessuna debolezza nei confronti dei partiti, ai quali imputa di aver rotto il patto di unità nazionale sancito davanti al Presidente Mattarella per i loro distinguo pre-elettorali sempre più pressanti.
Alle forze politiche Draghi lancia una sfida: “Non serve una fiducia di facciata. Siete pronti a ricostruire questo patto?”.
E adesso?
Tra i partiti regna il panico perché “Houston c’è un problema”… L’Italia ha trovato un leader ma adesso chi si prende la responsabilità di sostenerlo?