La sfida tra Miccichè e Musumeci sta travalicando la faida personale.
Intendiamoci tra di loro non ci sono né stima né comunanze sociali o politiche: hanno entrambi militato nel centrodestra classico creato da Silvio Berlusconi e qui si fermano le similitudini. Ma lo scontro va oltre la politica, con Miccichè ha dato del fascista a Musumeci, ma non è la carta d’identità di nascita politica che li divide, altrimenti non si capirebbe la sua empatica frequentazione con altri esponenti di quella tradizione.
A dividerli è la differenza geopolitica. Samuel P.Huntington nel suo saggio sullo scontro di civiltà ha posto fortemente la differenza geopolitica e antropologica fra Oriente ed Occidente.
La Sicilia, di fatto come suo solito, rappresenta, in piccolo e più modestamente, lo scontro Est-Ovest. Tra palermitani e catanesi non è solo una disfida calcistica o su arancini e arancine.
Quando è al massimo della sincerità politica Gianfranco Miccichè dà Musumeci del catanese. È ormai evidente l’insofferenza che il più palermitano dei politici ha nei confronti della politica catanese. Ormai da anni la classe dirigente occidentale è succube della prevalenza di presidenti e di classi dirigenti che vengono dalla parte orientale dell’isola, la parte più greca, in contrasto con quella araba della Sicilia. I palermitani da sempre sono abituati ad essere coloro che stanno nei pressi delle stanze del potere, per un diritto da editto reale. Qui era la corte di Federico, Stupor Mundi, sono abituati a nutrirsi, anche con le briciole, di ciò che cade dalla tavola del re, con un’indolenza orgogliosa. L’animo del catanese, più greco e commerciale, è notoriamente più avido e più aggressivo.
Solo che quando c’erano ingenti risorse, come ai tempi di Rino Nicolosi, l’attivismo catanese guidava l’isola con omogeneità. Oggi in tempi di scarse risorse non ci sono risorse per tutti, ed emergono le lotte intestine tra le due parti dell’isola. Soprattutto quando ci sono sconfinamenti sulle riserve indiane altrui.
La partita per le regionali nel centrodestra ha due sole soluzioni. O un palermitano/a, che non c’è forse dai tempi di Mattarella, o un catanese di pace e moderazione estrema che possa far fare la pace tra i due emisferi. In caso contrario si andrà ad una lotteria devastante per la Sicilia, e successivamente per l’Italia che voterà a seguire.