Davanti all’opzione Draghi bis, senza M5S o con solo una parte di nuovi fuoriusciti dal Movimento, che faranno Lega e Forza Italia? Domenica dal vertice in Sardegna Berlusconi e Salvini hanno ribadito che sono disponibili a sostenere un Draghi bis, ma senza più i pentastellati responsabili della crisi e delle dimissioni del premier, altrimenti meglio le urne, come chiede invece Giorgia Meloni (in maniera peraltro del tutto irresponsabile).
Oltre la facciata del sostegno a un eventuale Draghi bis, seppur con la condizione di far fuori i cinque stelle, tuttavia sia nella Lega che in Forza Italia le divergenze tra i governisti e quelli che invece vogliono andare a votare sono molteplici. Al punto che ieri Matteo Salvini in prima persona è intervenuto per stoppare un documento di sostegno a Draghi, sul modello di quello firmato dai sindaci italiani, realizzato dal governatori di Regione a trazione leghista: Luca Zaia, Massimiliano Fedriga, Attilio Fontana, Donatella Tesei, Christian Solinas e il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti. Il Kapitano ha frenato, perché non vuole un’esposizione troppo netta dei suoi pro Draghi e, soprattutto, perché ha in animo di staccare la spina alla maggioranza, lasciando però la responsabilità a Conte e ai cinque stelle, e tornare al voto. Nonostante le pressioni di una parte del suo partito, Giorgetti in primis, che intende portare a termine la legislatura.
Non va meglio in casa azzurra. Dove la linea è la stessa, ribadita dopo l’incontro tra Berluconi e Tajanio con i capigruppo parlamentari Paolo Barelli e Anna Maria Bernini. “O governo Draghi senza Conte oppure elezioni” dicono i berluscones, su cui però pesa l’endorsement pro Draghi di ieri sul Corriere di Fedele Confalonieri.
Che dire poi dell’atteggiamento settario del partito di Giorgia Meloni, che snobba le preoccupazioni dei sindaci, anche delle città dove governa il centrodestra con giunte di cui fa parte anche FDI, su cosa ne sarà dell’agenda di governo e dei progetti del PNRR se Draghi se ne va davvero e si torna a votare? Meloni chiede le elezioni subito, ed è legittimo da parte della leader dell’opposizione, ma lo fa senza spiegare come intende tenere fede agli impegni assunti dall’Italia con da un lato i partner internazionali e dall’altro con le rappresentanze economiche e sociali interne. Sbottare contro i sindaci presentando, come sempre, divisivi distinguo solo per mera propaganda non serve a niente. Non serve al Paese.