Matteo Salvini che fino a ieri considerava Conte un irresponsabile che portava avanti l’ennesimo teatrino a cinque stelle rallentando l’azione di governo solo per la ricerca di visibilità (e aveva ragione, Salvini), oggi si scopre a fare esattamente lo stesso, annunciando un vietnam parlamentare su ius scholae e legalizzazione della cannabis.
Che siano provvedimenti in un certo qual modo divisivi è – purtroppo – nella natura delle cose e, soprattutto, nella natura di questa destra arroccata su posizioni ideologiche senza alcuna capacità di scendere nel merito per aprire una discussione che potrebbe portare a evoluzioni costruttive. Purtroppo la destra sovranista italiana questa è. Moralistica senza averne titolo e sostanzialmente retriva e oppositiva a prescindere. Salvini come Conte, peraltro su due provvedimenti che non sono in matrice governativa ma partitica (l’iniziativa proviene dal PD e dal Movimento Cinque Stelle), risultano irresponsabili allo stesso modo e colpevoli ambedue di rallentare l’azione di governo per mero tornaconto personale.
“Perché la Lega è la Lega”, dicono dalle parti di via Bellerio, come se ciò potesse di per sé costituire motivo di vanto. Il ragionamento è “va bene stare al Governo, però la Lega non rinuncia alla propria identità e non cede di un millimetro su battaglie che reputa identitarie”. Non per essere ripetitivi, ma è la stessa cosa che Salvini contesta a Conte.
Facce della stessa medaglia populista, i due partiti in declino sono costretti a buttare la palla in tribuna, a incartarsi sui medesimi meccanismi a scapito del bene comune e degli interessi del Paese. Nel merito, poi, nessuna novità. La semplificazione elevata a sistema è la cifra di Salvini e parlare di droga libera e cittadinanza facile riflette la pochezza di una politica incapace di stare davvero sui problemi e affrontarli con serietà. Il mercato illegale della cannabis è una delle fonti di maggiore introito per la criminalità organizzata nonché il “pasto quotidiano” per quegli spacciatori che Salvini dice tanto di voler combattere pure a colpi di campanello (“Scusi, lei spaccia?” questo è il livello, imbarazzante). Togliere quindi questo humus di illegalità attraverso una regolamentazione comporterebbe notevoli benefici in termini di lotta alla criminalità organizzata e non. Certo ci dovrebbe essere una legge strutturata per bene e non alla rinfusa come quella oggetto di dibattito parlamentare. Magari possiamo convenire che non era il momento e il metodo giusto per procedere e che forse un approfondimento e un confronto con chi di lotta alla droga si occupa, poteva servire. Ma il NO pregiudiziale e il Vietnam parlamentare sul provvedimento vanno nella direzione esclusivamente di una battaglia di principio che non trova più alcuna ragion d’esser se non in un atteggiamento populista fine a se stesso.
Sullo ius scholae, stessa cosa! Mentre una controproposta potrebbe aprire una discussione feconda riguardo a un tema che esiste nella società (visto l’alto numero di bambini figli di stranieri ma nati in Italia che studiano qui e parlano l’italiano e conoscono l’Italia meglio di Salvini), l’opposizione psicopatologica del NO “tanto per” rischia di alimentare una sterile polarizzazione a scapito proprio delle ragioni di merito. Una mediazione, invero, sarebbe possibile, ma a patto di accettare il principio e condividerne per quanto possibile la declinazione operativa. Invece, la sensazione è che finirà come con il DDL Zan: una battaglia ideologica da ambo le parti con buona pace dei bambini stranieri che avrebbero diritto a una opportunità. Speriamo di sbagliare!
Putroppo la Lega (in questo identica a Fratelli d’Italia) non ce la fa ad andare oltre la propaganda. Forse mancano le competenze dal momento che l’unica obiezione che si sente fare sia all’uno che all’altro provvedimento è mero benaltrismo. Salvini non spiega né motiva il suo NO, non indica quali potrebbero essere i rischi o comunque i riflessi negativi delle due leggi. Si limita a un generico “con tutte le emergenze sociali ed economiche che hanno gli italiani, non è il momento di parlare di queste cose”. E se sulla legalizzazione della cannabis, almeno esiste una seppur strumentale petizione di mero principio, sullo ius scholae nemmeno quello. Rimandare sine die la discussione perché la tutela dei diritti sarà sempre sub condicione, verrà sempre dopo una qualche emergenza più o meno reale. La contrapposizione tra diritti civili e diritti sociali è il tranello in cui la destra italiana cade continuamente rinunciando a essere parte attiva dei processi di cambiamento della società che dovrebbero essere governati e non respinti. Ma purtroppo, ripeto, la destra sovranista è così. E’ il SI e il NO della Meloni: nessuna esigenza di spiegare, di capire, di approfondire. Siamo al manicheismo politico.
Purtroppo stupisce che a farsi portavoce di queste posizioni di cieco arroccamento sia proprio quel Giorgetti che rappresenta l’anima moderata del partito. E sentir dire al vicesegretario leghista che sui due provvedimento “la Lega si metterà di traverso con tutti i mezzi” non è proprio un bel segnale.