“La proiezione strategica della presidenza Putin sui teatri esteri è caratterizzata dall’impiego di organizzazioni private di sicurezza: veri e propri agenti parastatali, che spesso operano al di fuori del diritto internazionale nel quadro di una politica volta a destabilizzare governi e finalizzata a promuovere gli interessi della Russia”.
A scriverlo è Andrea Molle che, in un dettagliatissimo articolo, racconta la storia dell’organizzazione paramilitare vicina a Putin dalla nascita ad oggi. Nome in codice: “Wagner”.
“La natura di questi gruppi varia per composizione e scopo: esistono – spiega Molle – formazioni improvvisate di vigilantes cosacchi, arruolati dalle amministrazioni municipali della Federazione russa in continuità con la tradizione imperiale che ha visto gli Zar servirsi di milizie cosacche al fine di conquistare, pacificare e difendere le aree di confine.
Mentre, al di fuori dei confini, operano le società strutturate sul modello delle Private Military Company (Pmc) americane, impegnate in vere e proprie operazioni a carattere militare per la Federazione. Sebbene la stragrande maggioranza degli operatori inquadrati in queste organizzazioni provenga dalle forze di sicurezza russe, alcuni gruppi impiegano anche ex-militari di altri stati post-sovietici e in particolare della Serbia e della Cecenia”.
Tra queste organizzazioni Pmc c’è il famigerato Gruppo Wagner, una società di sicurezza che conta diverse migliaia di impiegati e che sembra operare unicamente al di fuori della Russia: prima in Crimea, Ucraina e Siria e successivamente, a partire dal 2018, in Sudan, Repubblica Centrafricana, Libia, Venezuela e diversi altri paesi. Questa organizzazione è diventata famosa non solo per la sua particolare spietatezza ed efficienza, ma anche per l’abbondante uso di riferimenti al nazismo e alle tradizioni del paganesimo slavo.
“Le radici del Gruppo Wagner- aggiunge Molle – sembrano affondare nell’attività di una società di sicurezza denominata Antiterror, fondata a Oryol nel 2005 come un network di veterani dell’intelligence e delle forze speciali russe. Alcuni anni dopo, nel 2011, Antiterror si propone come un centro di addestramento e formazione per ex militari interessati a una carriera di lavoro nel mondo civile da impiegare poi all’estero. L’attività di Antiterror, che all’epoca opera già su diversi teatri di guerra, tra i quali l’Iraq, si intreccia così da subito con quella di altri due importanti players del mondo delle Pmc: la RusCorp e il Moran Security Group”.
La prima è un’azienda apparentemente specializzata in business intelligence, analisi del rischio e servizi di protezione, fondata a Mosca nel 2007 e che, come Antiterror, interagisce in quegli anni con imprese statali, tra le quali il colosso dell’energia Gazprom.
Moran Security Group è un’azienda, anch’essa moscovita, operante nel settore della sicurezza, ma che offre servizi antipirateria e di intelligence per compagnie energetiche, strutture portuali e piattaforme offshore in maggioranza di proprietà statale.
Nel 2014, in seguito ad un’investigazione che porta all’arresto dei dirigenti e alla chiusura del gruppo Moran, la Slavonic Corps cessa ufficialmente le proprie attività, ma si ristruttura sotto la guida del tenente colonnello della riserva e veterano dell’agenzia di intelligence militare russa (Gru) Dmitri Utkin prendendo il nome di Gruppo Wagner.
“Questa nuova società – racconta ancora Molle – opera per la prima volta nella regione ucraina del Donbass, ma da allora ha preso ufficialmente parte a vari conflitti, comprese le guerre civili in Libia, Siria, Repubblica Centrafricana, Siria e Mali, spesso operando al fianco delle forze allineate con il governo russo e secondo le organizzazioni internazionali rendendosi colpevole di crimini di guerra. Nel quadro della crisi ucraina il Gruppo Wagner ha dapprima operato in Crimea, prendendo parte alle operazioni speciali condotte dell’esercito russo poi culminate nel controllo della penisola. Successivamente, nel 2015, si è spostato a Lugansk per partecipare alle attività insurrezioniste supportate da Mosca: nel quadro delle lotte intestine tra i comandanti ribelli nell’Ucraina orientale, il Gruppo Wagner ha molto probabilmente agito per consolidare il controllo di Mosca sui separatisti, reprimendo i miliziani che volevano l’indipendenza sia da Kiev che da Mosca, e fomentando sia la narrativa della repressione governativa che quella del dilagare del neonazismo in Ucraina. Il Gruppo Wagner avrebbe dunque svolto diverse operazioni false flag, creando un sentimento pro-Cremlino nella regione e fornendo così un prestesto a Mosca per iniziare la presente invasione sulla base del progetto di denazificare il paese”.
Oggi, oltre all’impegno diretto, il Wagner Group ha anche avviato un’intensa operazione di reclutamento online, tipicamente su canali telegram, di volontari (foreign fighters) da impiegare in operazioni di guerra ibrida sul territorio ucraino o nel dominio cyber. La maggior parte degli individui reclutati dal gruppo non appartiene direttamente alla società, dando a Mosca maggiori opportunità di smentire il proprio coinvolgimento, ma opera sotto diverse sigle appartenenti alle frange paramilitari del mondo del suprematismo bianco e dell’estremismo di destra con il quale il Gruppo Wagner intratterrebbe rapporti da diversi anni, come ad esempio il Russian Imperial Movement. È interessante notare a tal proposito come, nonostante si nomini spesso la presenza nel paese di formazioni neonaziste ucraine, come per esempio il famigerato battaglione Azov, solo raramente si menzionano i gruppi e le organizzazioni neonaziste al soldo di Mosca. Nonostante l’impiego diretto dello strumento militare russo in Ucraina, il Gruppo Wagner non ha dunque abbandonato il teatro operativo. Il governo di Kiev ritiene infatti che esso sia l’autore di diversi attentati che hanno avuto come obiettivo presidente Zelensky, presente nel paese sotto il nome di Liga ed attualmente impiegato al fianco dei miliziani ceceni, con i quali nonostante le differenze sul piano teologico condivide l’approccio religioso estremista.
I collegamenti tra il Gruppo Wagner e il governo russo sono oggetto di notevole speculazione, non solo perchè la società è presente in tutti i teatri operativi dove Mosca è attiva sia diplomaticamente che militarmente, ma anche per l’attenzione che i vertici delle forze armate sembrano riservare ai suoi operatori e i contatti diretti tra i suoi esponenti e membri dell’entourage putiniano. Nel corso delle loro missioni diversi membri del Gruppo Wagner sono caduti in combattimento e sono stati insigniti di onorificenze militari russe.
Ed è sempre Molle a raccontare che “diversi ricercatori suggeriscono addirittura che l’oligarca russo Yevgeny Prigozhin, chiamato anche ‘lo chef di Putin’ in quanto proprietario della società di catering che si occupa di organizzare le cene di stato dove il presidente intrattiene i dignitari stranieri, abbia legami sia finanziari con il Gruppo Wagner che personali con Dmitri Utkin. Per alcuni osservatori, Prigozhin, che appartiene al circolo più stretto dei supporters del presidente Putin, sarebbe il maggior finanziatore e dunque il vero potere decisionale del Gruppo Wagner, mentre Utkin giocherebbe solamente un ruolo di facciata, oltre che nella pianificazione ed esecuzione delle operazioni”.
Oltre agli aspetti organizzativi e finanziari è noto come la leadership del Gruppo Wagner sia formata da praticanti di una forma di neopaganesimo slavo basato su un’ideologia razzista che incorpora simboli e retorica vicini al bolscevismo e al nazismo. Tra loro spicca ancora una volta Dimitri Utkin, congedatosi nel 2013 e il cui nome di battaglia era proprio “Wagner”; attribuitogli in virtù della sua passione per l’estetica e l’ideologia del Terzo Reich: si pensi che mentre combatteva a Lugansk iniziò a indossare un elmetto identico a quello in dotazione alla Wehrmacht. Utkin non esita a sfoggiare tatuaggi nazisti ed è piuttosto noto che gli operatori del Gruppo Wagner sono soliti segnare il proprio equipaggiamento e mezzi militari con svastiche e simboli runici. Tra gli aspetti più inquietanti da evidenziare vi è inoltre la descritta abitudine di officiare riti propiziatori pseudo-religiosi prima e dopo il combattimento. Infine, non passa inosservata la particolare efferatezza degli interrogatori e delle esecuzioni per cui il Gruppo Wagner è noto e che lo assimilano per intenti, dottrina e modus operandi alle Schutzstaffe tedesche fondate da Heinrich Himmler, grandemente appassionato di esoterismo e vicino alla società etno-nazionalista Thule.
Come nel caso della sua controparte nazista, il neopaganesimo russo di cui Utkin e gli altri dirigenti del Gruppo Wagner sono esponenti, si sviluppa di pari passo con il nazionalismo e il movimento populista che emergono nel paese tra gli anni ‘70 e gli anni ’90 del ‘900, a cavallo tra il crollo dell’Unione Sovietica e l’inizio del pluralismo politico. Esso si basa sulla glorificazione del passato precristiano, rivisto tuttavia in chiave monoteista, e vede il cristianesimo come il maggior responsabile della cancellazione dell’eredità culturale e spirituale dei Rus. In questo periodo il neopaganesimo russo si inserisce nel quadro di una retorica di stampo nazista, piena di riferimenti antisemitici, impliciti ed espliciti. Molte sono le somiglianze tra il neopaganesimo russo e il precedente nazismo esoterico, inclusa l’enfasi sulla purezza del sangue, l’ossessione per la natura e l’ambientalismo, il romanticismo wagneriano, oltre che naturalmente l’uso della svastica come simbolo ariano, slavo, del sole e delle forze del bene.
“Questo excursus su una delle componenti più famose di quella che con buone ragioni può essere definita come “l’armata delle tenebre” di Putin – dice in conclusione Molle – può fare riflettere su uno degli aspetti più inquietanti della crisi e in generale del regime russo contemporaneo: la presenza nell’entourage presidenziale di un sottobosco informale di individui, organizzati e finanziati dalle élite economiche del paese, ispirati da ideologie e costrutti intellettuali pseudo-religiosi che si ricollegano all’esoterismo nazista e altre delle pagine più buie della storia europea. Oltre a destare preoccupazione sul conflitto odierno, la presenza di questi gruppi in altri teatri operativi a rischio di escalation militare fa intravvedere un futuro dove ai molteplici domini che caratterizzano le guerre ibride contemporanee se ne aggiungerà anche uno ideologico e religioso. Infine, dobbiamo anche tenere conto di come queste stesse ideologie politiche e spiritualità a cavallo tra il neopaganesimo e il radicalismo religioso, cristiano e islamico, non si limitano ai teatri di guerra. Esse sono infatti penetrare negli anni anche in Europa occidentale e negli Stati Uniti grazie a densi reticoli che mettono in comunicazione gruppi estremisti simili, aumentano la convergenza ideologica, e offrono occasioni per creare e addestrare strutture paramilitari rapidamente impiegabili per conseguire obiettivi politici e strategici.