“Essere di destra e scegliere Calenda? È l’unica decisione coerente e patriottica”. Lo afferma FIlippo Rossi, candidato al Senato per Azione e già fondatore della Buona Destra.
“Cosa significa (o cosa dovrebbe significare) essere di destra? Provo a dare la mia risposta, che ovviamente non può che essere personale e relativa – afferma Rossi -. Essere di destra in primo luogo è senso di responsabilità. È senso del dovere verso una comunità chiamata patria. Ecco, qualcuno mi deve spiegare cosa ci sia di minimamente ‘patriottico’ nell’aver voluto cacciare Mario Draghi a qualche mese dal voto, mettendo oggettivamente in difficoltà un’Italia nel pieno di una tempesta internazionale sia politica, sia economica. Nulla, proprio nulla. Nessun senso del dovere. Nessuna responsabilità. Solo, al contrario, un tentativo irresponsabile di approfittare della situazione per accaparrarsi qualche quota di potere in più. Quel che abbiamo visto in queste settimane è stato il partitismo schiacciare senza scrupoli il patriottismo. L’esatto contrario di quello che una sana destra repubblicana dovrebbe fare, cioè mettere prima gli interessi della comunità nazionale rispetto agli interessi di partito. Per questo, anche per questo, scegliere il Terzo Polo guidato da Carlo Calenda è proprio la cosa più naturale da fare per una destra patriottica e repubblicana, perché è lo schieramento che più ha difeso e difende le qualità di un governo, quello di Mario Draghi, fatto per quanto possibile di concretezza, realismo, operatività. Che poi sono, a ben vedere, caratteristiche (e valori) che qualsiasi destra democratica dovrebbe avere nel proprio dna culturale”.
Rossi parte da un’altra considerazione: se destra è patriottismo, una destra estrema come quella del trio Berlusconi-Salvini-Meloni è tutt’altro che patriottica. “Perché divide invece che unire. Perché tende inesorabilmente a spaccare la società in due, in un’eterna guerra civile fatta di uno scontro valoriale costruito a uso e consumo di una propaganda muscolare, rappresentata alla perfezione dal comizio spagnolo di Giorgia Meloni di solo qualche settimana fa – spiega -. Ecco, una destra europea ed europeista, popolare e liberale, non ha nulla a che fare con quella roba là. Come in Francia, come in Germania, la destra liberale e popolare non guarda agli estremisti come possibili alleati ma come sicuri avversari. Per essere davvero europea, la destra non può insomma che guardare al centro. E non può, come hanno fatto da anni i tre leader di questo centrodestra estremo, guardare ammirati e plaudenti a leader oltre confine che certo non facevano e non fanno gli interessi nazionali”.
“Non basta certo una ripulitura in extremis per scordarsi le visite a Mosca, gli abbracci con Orban, i cappellini con Trump, i comizi con la Le Pen, i rapporti più o meno ufficiali con Putin e il suo partito. Che destra è una destra che tifa sempre per leader stranieri i quali, oltretutto, non hanno nulla a che fare con gli interessi nazionali, anzi sono nemici della democrazia – si domanda il candidato di Azione -? La peggiore destra possibile. Una destra da cui scappare a gambe levate per costruire e ricostruire un’area liberale là dove è possibile. E quel possibile, oggi, è solo il Terzo Polo guidato da Carlo Calenda”.
“I liberali e i popolari tradirebbero se stessi e le proprie idee portando acqua (e voti) al mulino di una Giorgia Meloni finta moderata che, oltretutto, sui social continua imperterrita a far vedere la faccia cattiva di un populismo estremista – conclude -. Basti vedere come non abbia avuto scrupoli nel pubblicare il video di uno stupro a meri fini di propaganda elettorale. Se questa è destra moderata, allora Putin è un sincero democratico. Ah già, ma la Meloni aveva detto anche questo…”.