Quando Salvini diceva no alle stesse trivelle che adesso vuole riattivare

“Ferma le trivelle, vota sì alla faccia di Renzi. Difendiamo il nostro territorio dal rischio di disastri e incendi. Imediamo a Renzi di svendere i nostri mari a qualche petroliere. Tuteliamo pesca e turismo le nostre vere ricchezze”. Così parlava Matteo Salvini alla vigilia del referendum di aprile 2016 sullo stop alle trivellazioni nel Mediterraneo.

Oggi, invece, mister voltafaccia, in chiave elettorale, nel programma del centrodestra sull’approvvigionamento energetico e la transizione ecologica propone l’immediata ripresa delle trivellazioni Italia per l’estrazione di gas naturale. L’opportunismo elettorale del leader del Carroccio è inqualificabile, ma Salvini aveva già mostrato la giravolta sulle trivelle già nel gennaio 2019, quando era ancora al governo coi 5stelle. Anche all’epoca, infatti, dopo tre anni dalla sua campagna per lo stop, si era espresso in favore della ripresa dell’estrazione in mare de gas naturale.

Consegnare il Paese nelle mani di un simile voltagabbana, che non ha una idea precisa su come governarlo, ma oscilla come un giunco al vento a seconda della propria convenienza, significa condannare l’Italia a non avere futuro.