Vito: “Quei nani (del pensiero) che considerano chi ha lavorato con Berlusconi sua proprietà”

“A proposito di Ferrara, Brunetta, Pascale eccetera: a destra c’è una concezione padronale della politica che trasforma la gratitudine in subalternità”. Lo afferma sull’HuffPost Elio Vito, ex deputato di Forza Italia, che ha lasciato Parlamento e partito perché in disaccordo con gli azzurri che a Lucca si sono alleati con Casapound.

“Si è avviata la macchina del fango e spiace davvero dirlo, anche se era purtroppo prevedibile, viste le esperienze passate – continua -. Maria Stella Gelmini lascia Forza Italia? Prenda uno Xanax! Renato Brunetta lascia Forza Italia? Nano! Ed entrambi riposino in pace! Giuliano Ferrara annuncia che vota Pd? Sputa nel piatto dove ha mangiato! Francesca Pascale dice che andrà via dall’Italia se vincono le destre? Sputa anche lei, rinunci piuttosto ai soldi che ha ricevuto o riceve (che poi sarebbero un diritto per una donna, ndr)!”.

“Non sono battute leggere, sono affermazioni gravi pronunciate da esponenti politici, dal leader di Forza Italia, da giornalisti di area – continua Vito -. Sono affermazioni inquietanti, che mostrano intolleranza ed una concezione padronale dei rapporti di lavoro, dei rapporti personali, dei rapporti politici. Una concezione padronale per la quale è dovuta non gratitudine (che dovrebbe pure essere reciproca) ma subalternità eterna. Una concezione padronale in base alla quale tutti coloro che hanno avuto rapporti con il capo appartengono per sempre al capo. Una concezione padronale, voglio essere ancora più esplicito, per la quale chi ha lavorato o lavora per Berlusconi, chi è stato eletto con lui, chi ha vissuto accanto a lui è per sempre cosa sua e deve comportarsi di conseguenza, anche se non ci lavora più, anche se si è dimesso, anche se è andato via. Altrimenti è un traditore, e come tale viene additato al pubblico ludibrio, anche se magari è stato lo stesso Berlusconi a tradire le ragioni di quel rapporto o quel rapporto”.

“Ma, per fortuna, non tutto si può comprare, non si possono certo comprare le idee e soprattutto non si può comprare la libertà – conclude -. Probabilmente ha ragione il direttore Mattia Feltri quando scrive che questa destra più che paura fa pena ma l’intolleranza, personale e politica, nei confronti delle critiche e di chi la pensa diversamente è sempre un brutto male e può essere spesso, ce lo insegna la Storia, l’anticamera di mali ancora peggiori”.