A che titolo? A leggere le inquietanti interviste rilasciate da Antonio Capuano, il nuovo, sconosciuto ai più, consulente per gli affari esteri di Matteo Salvini – l’uomo che avrebbe organizzato il viaggio del Kapitano a Mosca, senza però alcuna investitura ufficiale, e solo ai fini di quella che sembra sempre più una boutade propagandistica o, peggio ancora, il disperato tentativo di fermare l’emorragia di voti dal Carroccio – la domanda sorge spontanea: a che titolo parla di relazioni internazionali un consulente legale che non fa parte né della diplomazia italiana né dello staff dell’ex ministro, ma che è legato da rapporti di natura professionale con l’ambasciata russa?
Lo sconcerto della Lega, in subbuglio dopo l’ultima trovata del leader (per quanto ancora?) del partito, è comprensibile. E condivisibile. Perché sfugge ad ogni comprensione come un senatore della Repubblica, alla guida di una formazione politica rappresentata in Parlamento, permetta ad un avvocato al soldo di Putin di realizzare un presunto piano di pace da sottoporre a Putin stesso, senza aver prima informato di questa eventuale missione diplomatica almeno il capo del governo. Un paradosso, aggravato dalle improvvide dichiarazioni dello stesso Capuano, che lasciano sconcertati.
“Il senatore Salvini si è mosso con canali diplomatici ufficiali, russi soprattutto – racconta il nuovo consigliere di Salvini a Repubblica -. Mi sembra chiaro che Putin ne fosse al corrente. E alcuni segnali da Mosca sono pure arrivati: il 19 maggio, in Senato, Salvini chiese a Draghi di battersi per far ritirare la candidatura di Mosca per l’Expo. Bene, il 23 Mosca l’ha effettivamente fatto. E nei giorni successivi è arrivata la disponibilità dei russi, pur non priva di condizioni, a far partire le navi con i carichi di grano. Un altro segnale di apertura, diciamo non casuale: io e Matteo ne avevano parlato in ambasciata. Anzi i russi ci avevano detto che su questo punto potevamo spingere”. Quindi esiste una strategia già in atto tra la Russia, “lui e Matteo” (???????) che sta portando dei risultati, secondo quanto dice Capuano.
Roba da far accapponare la pelle. Ma il fondo non è stato ancora toccato, perché nell’intervista Capuano certifica che l’azione “sua e di Matteo” è avvenuta all’oscuro delle istituzioni. “Salvini ha svolto questa attività solo in nome della fine di un conflitto che dovrebbe interessare tutti – afferma candidamente, senza un minimo di pudore -. L’idea era quella di avvertire il governo qualche ora prima di partire, per far sì che non si bruciasse la trattativa. Ma se Draghi avesse opposto il suo niet, state certi che non saremmo partiti. A Mosca non avremmo incontrato certo le quarte linee. Lavrov, certo, ma non avremmo dovuto fermarci lì. E poi era prevista una tappa ad Ankara. In ogni caso, con il parere positivo di Mosca sul piano, Salvini sarebbe tornato dai vertici istituzionali del Paese per riferire. Nessuna iniziativa autonoma. Sarebbe stato Palazzo Chigi a decidere se e come parlarne ad altri leader europei”.
Capuano, con una faccia tosta senza precedenti, quasi santifica il Kapitano che secondo lui non è più partito non per decenza o perché lo hanno trovato, come si suol dire, col sorcio in bocca e la Lega è insorta. No. Secondo lui Salvini non è ancora andato a Mosca – questa le batte davvero tutte! – per tutelare l’Italia. “Il senatore Salvini avverte la responsabilità di non esporre il governo e il suo partito a divisioni e polemiche – spiega ancora, sempre senza specificare a che titolo parla di questioni diplomatiche che non lo dovrebbero riguardare -. Per ora, nelle prossime ore vedremo. Il senatore non intende fermarsi: ha deciso di restare in silenzio ma è giusto che si sappia per quale obiettivo alto ha lavorato. È stato massacrato ingiustamente perché l’opinione pubblica non era a conoscenza di questo piano. Mi ha autorizzato a divulgarlo. Chi lo ha attaccato poteva chiamarlo in commissione Esteri a riferire. Io lo difendo, Matteo, su di lui metto la mano sul fuoco. Aveva la maglietta di Putin ma l’avrà visto due volte, altri con il capo del Cremlino hanno fatto affari”.
Insomma, Salvini e i suoi collaboratori non conoscono davvero decenza. Ma sarebbe ora, alla luce di queste dichiarazioni gravissime di Capuano, che il capo della Lega si premurasse di riferire in Parlamento, alla presenza del presidente del Consiglio e davanti agli italiani, il senso di questa sua iniziativa messa in piedi dall’avvocato campano. E’ un dovere.