La nostra società vive oggi una fase drammatica in cui le priorità dovrebbero prescindere dagli schieramenti di parte, in uno sforzo comune per superare insieme le pesanti ripercussioni del Covid 19 sull’economia mondiale, che rischiano col tempo di mietere un numero di vittime superiore a quelle del virus stesso. La classe politica dovrebbe in tal senso dare il buon esempio, mettendo da parte le beghe elettoralistiche e concentrandosi piuttosto su come portare il sistema produttivo fuori dal tunnel in cui è piombato: dagli Stati Uniti all’Europa passando per la Cina e la Russia, una crisi globale che forse non ha precedenti così critici, anche andando decisamente a ritroso con l’analisi storica.
L’Italia non fa purtroppo eccezione e, anzi, appare oggi come una della nazioni maggiormente colpite dalla pandemia in corso, tanto dal punto di vista sanitario quanto sul versante economico. Un governo nato male, senza alcun reale obiettivo comune tra le forze che lo sostengono in Parlamento, privo di una qualsiasi unità d’intenti programmatici aveva senso un anno fa, quando la relativa normalità del contesto italiano ed internazionale non richiedeva necessariamente un esecutivo autorevole, e tutto sommato ci si poteva quindi accontentare dell’apparente minore dei mali, capace da un lato di scongiurare il rischio delle elezioni anticipate e dall’altro di bloccare l’ascesa dei sovranismi demagogici.
In questi ultimi, drammatici mesi si è però palesata la totale confusione che regna nell’attuale compagine di governo, di cui il Premier Conte ha furbescamente approfittato per ritagliarsi un ruolo da protagonista senza un normale contradditorio, utilizzando il largo ombrello dell’emergenza nelle continue dirette televisive e conferenze stampa grazie alle quali entra quotidianamente nelle case degli italiani, non solo per dare comunicazioni istituzionali ma soprattutto per esporre la propria linea politica. Se buona parte della maggioranza – in cui il tira e molla di Renzi ha i contorni di un gioco a scacchi per guadagnare d’azzardo rendite di posizione e incassare cambiali altrimenti difficilmente esigibili – tace in preda a un’evidente crisi d’identità, l’opposizione di Salvini e Meloni non si segnala certo per costruttività né tantomeno per quel senso di responsabilità istituzionale che dimostra invece Silvio Berlusconi, per quanto oggi il suo peso specifico in termini elettorali e di consenso sia notevolmente depotenziato dal troppo spazio libero (soprattutto mediatico) lasciato colpevolmente prima a Renzi e in seguito ai populisti di varia natura.
In tale sconfortante scenario, per i semplici cittadini prima ancora che per le persone che vogliono continuare ad impegnarsi in politica, è assordante il silenzio di chi dovrebbe dare le risposte operative minime in una situazione di questo genere. Fanno eccezione solo pochi amministratori come ad esempio Zaia, Bonaccini, Musumeci, Gallera e De Luca, trasversali modelli di buon senso ed efficienza anche in una fase così delicata. Forse bisognerebbe pensare di ripartire dal loro esempio e da quello che offrono quotidianamente tanti imprenditori e operatori economici che non vogliono arrendersi a subire gli effetti di questa crisi, per poter finalmente dare al nostro Paese una degna classe dirigente, di cui il Parlamento e il governo dovrebbero rappresentare l’eccellenza.
Se continueremo a sopportare un quadro in cui venditori di bibite, concorrenti del Grande Fratello, sfaccendati assortiti e privi di qualsiasi professionalità ricoprono ruoli di primaria importanza, da Palazzo Chigi alla Farnesina passando per le segreterie nazionali dei principali partiti, sarà però impossibile pensare di dare una svolta alle sorti dell’Italia e auspicare che gli evocati salvatori della Patria possano essere convinti ad un impegno in prima persona, dovendosi poi rapportare quotidianamente con i troppi parvenus istituzionali che affollano questa terza Repubblica. Gli evidenti effetti di una così debole guida del nostro Paese vengono amplificati a livello internazionale nei rapporti di forza con l’Europa, in cui lo scarso polso italiano è facile preda di Leadership maggiormente consolidate come quelle di Germania e Francia: proprio questo è il nodo cruciale che rende indispensabile un’inversione di rotta per evitare il naufragio del bastimento tricolore nelle acque agitate di Bruxelles e dintorni.
Costruire un’offerta politica che si presenti come innovativa e totalmente alternativa rispetto agli schemi di basso livello che ci regala la stretta attualità politica del nostro Paese può essere dunque l’ambiziosa sfida per l’immediato futuro, quando le chiacchiere e i tatticismi sterili di questa supposta classe dirigente appariranno nella loro inefficacia agli occhi di una rilevante percentuale di elettori moderati e liberali che oggi sono costretti a dover scegliere tra il minore dei mali o l’astensione: in entrambi i casi, i deleteri risultati sono sotto gli occhi di tutti.