Una riforma seria in onore di Tortora. Non di Berlusconi

Non esiste modo migliore di commemorare Enzo Tortora e il suo calvario che con le parole di chi gli ha voluto bene, sua figlia Gaia Tortora, che oggi ricorda così quei giorni: “Quaranta anni fa, il 17 giugno 1983, Enzo Tortora fu arrestato dai Carabinieri con l’accusa di traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico. Il 15 settembre 1986, Enzo Tortora fu assolto con formula piena dalla Corte d’Appello di Napoli e i giudici smontarono le accuse rivoltegli dai camorristi, per i quali iniziò un processo per calunnia. In un paese civile, questo non dovrebbe mai accadere. Il caso Tortora è l’emblema che c’è bisogno di una giustizia giusta. Una riforma significativa. La vita di una persona vale una VITA.”

Sì, è necessaria una riforma significativa della giustizia, non c’è dubbio, ma non certamente in nome di Berlusconi e di trent’anni di leggi ad personam, bensì in nome di Enzo Tortora, un eroe normale travolto da una giustizia ingiusta.

Un aspetto ancora più drammatico della proposta di riforma del governo Meloni risiede nel rischio, anche se involontario, di ottenere l’effetto contrario, rendendo il sistema giudiziario meno garantista.

Un detto popolare afferma “Il troppo stroppia”. In merito alla legge in memoria di Berlusconi, a rendercene conto è stato uno dei suoi avvocati, il migliore d’Italia, uno scienziato del diritto come il Prof. Franco Coppi. “Rimuovere l’abuso d’ufficio non è un colpo di genio”, ha detto ieri all’Ansa il Professore: “Così vorrà dire che i pm procederanno per corruzione, si allargherà il concetto di utilità e al posto dell’abuso avremo la corruzione”. Con buona pace di Enzo Tortora e della giustizia giusta.

Il ddl Nordio, approvato giovedì dal Consiglio dei ministri, riceve una bocciatura sostanziale e tecnica dallo “scienziato del diritto”, che avverte il governo sui possibili futuri scenari derivanti da questa scelta, che rischia di ritorcersi come un boomerang.

La riforma ‘Berlusconi’ non ha nulla a che fare con le battaglie condotte in nome di Enzo Tortora per le necessarie riforme della giustizia, come ad esempio la separazione delle carriere o la vera parità tra accusa e difesa, tutte ancora mancanti perché il dramma di Tortora non si ripeta.

Confondere i due piani mettendo sullo stesso piano Berlusconi e Tortora, parafrasando il Prof. Coppi, non ci sembra un’alzata di ingegno.