di Vincenzo De Palo
Le sfide del presente e quelle future richiamano ad un senso di responsabilità di portata storica e dobbiamo evitare di ululare alla luna con slogan propagandistici che non risolvono nulla e sforzarci di essere invece più lungimiranti e seri nelle proposte politiche.
Partiamo da un dato: la globalizzazione mette a confronto le grandi potenze mondiali ( a cominciare da Cina e Usa… dove la Cina è uno dei maggiori detentori stranieri del debito pubblico americano) e l’ Italia da sola sarebbe perdente in partenza in contesti così potenti. L’Europa ha come obiettivo di contare di più nel contesto globale e in base al rapporto mondiale della distribuzione della richezza suddivisa per il numero di abitanti, siamo fra i primi continenti più forti al mondo perchè la ricchezza è meglio distribuita rispetto ad altri Paesi (ci sono meno disuguaglianze sociali), e ciò comporta un grande vantaggio commerciale rappresentando un continente dove la maggior parte dei cittadini europei possono acquistare.
L’euro ha determinato l’embrione di quelli che saranno gli Stati Uniti d’ Europa e per raggiungere l’obiettivo adesso bisogna costruire leggi condivise per tutti i Paesi dell’ Unione, in campo fiscale, sanitario, sociale e di politica estera e militare. Un percorso lungo ma irreversibile.
Capite bene che stiamo parlando di cambiamenti storici troppo importanti e la propaganda populista serve a poco. I nostri figli e nipoti dovranno completare l’ opera e sentirsi fieri di vivere negli Stati Uniti d’Europa. Questo processo europeo si può certamente accellerare ma viene fermato dai populismi che sfruttano il dissenso e soffiando sul fuoco, ad esempio sull’immigrazione, con i soliti slogan certamente efficaci ma inutili perchè non risolutivi. Una Destra degna di tal nome e come piace a me, conosce la differenza fra “società multietnica” e “società multiculturale”, ed è cosciente del fatto che verso l’Europa ci sono spostamenti di milioni e milioni di persone di dimensioni bibliche e queste ondate non si possono fermare ma semplicemente cercare di controllarle ma non da soli, è necessario un controllo europeo ( le coste italiane infatti si estendono per circa 8 mila km e sarebbe illogico mettere un muro populista…non puoi controllare tutte le coste).
Per questi motivi l’Italia sarà sempre più una società multietnica, dobbiamo invece combattere la società multiculturale, ma in che modo? Chi viene in Italia deve assimilare la nostra cultura a cominciare dalla lingua. L’immigrazione e i viaggi di tanti disperati deve diventare un tema europeo e non solo italiano, sul Mar Mediterraneo ad esempio, le navi italiane, greche e dei paesi mediterranei in generale, debbono collaborare nel segno dell’Europa con l’onere di gestire un problema, che ripeto, è di dimensioni bibliche.
Cambiando esempio ma sempre inerente l’Europa, pensiamo anche alle opportunità che il vecchio Continente ci offre, ad esempio si investiranno nei prossimi 10 anni circa 1000 miliardi di euro per la green economy, per una ondata di “investimenti verdi” e con l’obiettivo di diventare il primo blocco di Paesi al mondo a impatto zero entro il 2050 per combattere il surriscaldamento del pianeta ed offrire tanti nuovi posti di lavoro e allontanando il pericolo delle centrali nucleari come la necessità di spendere troppo denaro per reperire l’ energia di cui comunque avremo bisogno, da altri Paesi extraeuropei. Immaginate se l’ Italia dovesse reperire da sola tutta questa energia…saremmo fuori dal contesto mondiale e troppo dipendenti dalle altre potenze mondiali. Una BUONA DESTRA, almeno come la intendo io, non può non accettare la sfida green dell’Europa e senza dubbio dice SI all’energia pulita come quella solare ed eolica o presa dal mare e non è questo il tema che può dividere destra e sinistra perchè non vi è dubbio che in un contesto post- ideologico si assottiglino le differenze fra i Partiti almeno quelli più seri e meno propagandistici.
Quali sono i tratti distintivi della mia “buona destra”: la mia destra crede nel merito e non quello astratto ma genuino fatto di selezione per titoli ed esperienza (diciamo no ad amichettopoli – parentopoli); poi altri esempi, la mia destra crede nella necessità di saper fondere con saggezza gli investimenti pubblici e privati, ritiene necessarie le Riforme a partire da quella fiscale, per un nuovo welfare in favore di un “patto fra generazioni”, in difesa delle partite Iva, lavoratori autonomi e di chi produce, crede nell’ elezione diretta del Presidente della Repubblica, dice no all’assistenzialismo estremo preferendo la parola “Opportunità”, dice si agli Stati Uniti d’Europa divulgando il made in Italy.
La mia buona destra crede nel liberismo controllato in termini economici… significa che lo Stato deve fare da garante e non da padrone nel concedere una opportunità imprenditoriale e di qualsiasi altro ambito lavorativo senza vessare i cittadini con tasse ingiuste. Il buon senso e la lungimiranza sono i punti di riferimento della buona destra purchè ci si metta a servizio della Cosa Pubblica con la più profonda forza morale di cui disponiamo, un modello di comportamento e non una ideologia. La buona destra apre ai diritti per le coppie di fatto, lo Stato deve essere laico in nome di quel principio evangelico “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, fermo restando che il matrimonio cristianamente inteso rimane il pilastro della nostra cultura e società, le scelte individuali però vanno intese come un diritto dal quale lo Stato non si può sottrarre dal concedere in quanto laico appunto.
La mia buona destra è questa, una destra di buon senso e non ideologica.