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Tutte le capriole del sovranista Orban su Russia e Ucraina

Mentre Zelensky incontra i primi ministri di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, il premier Viktor Orban durante un comizio della sua campagna elettorale a Budapest fa sapere che l’“Ungheria deve restare fuori da questa guerra”. Arringando i suoi elettori dal palco, Orban evoca un non meglio specificato complotto per cui “vogliono portarci da una parte o dall’altre, ma quando raggiungeranno i loro scopi ci sacrificheranno”. Il comizio di Orban non sorprende.

Durante la sua carriere politica, l’attuale premier ungherese ha sempre detto tutto e il contrario di tutto pur di restare al potere. Orban è a tutti gli effetti un “mutaforma” del panorama politico europeo. Da attivista anti-comunista a icona del fronte illiberale anti-globalista, il 58enne leader ungherese ha cambiato pelle più di una volta. Ma il massimo delle sue giravolte l’ha toccato dopo l’invasione russa della Ucraina a fine febbraio.

Da cheerleader di Putin in Europa ha subito scelto di allinearsi con la Ue sulla strada delle sanzioni alla Russia, nonostante o forse proprio perché la democrazia ungherese è sotto la lente di ingrandimento di Bruxelles. Il premier ungherese ha quindi sostenuto convintamente la richiesta di Kiev di entrare in tempi rapidi nella Unione, sebbene avesse minacciato in tutti i modi di bloccare l’integrazione occidentale dell’Ucraina per la sua riforma del sistema educativo.

E ancora, nonostante l’Ungheria sia uno dei partner NATO dal ’99 e membro della Ue dal 2004, Orban ha fatto pesare il fatto di far passare i rifornimenti bellici verso Kiev dal suo Paese. Passaggio che un momento prima aveva negato.

Così, mentre la Russia con i suoi carri armati impantanati nel fango bombardava quartieri residenziali e reparti di maternità negli ospedali, gli elettori ungheresi, compresi quelli di Fidesz, hanno iniziato a farsi qualche domanda sulla retorica antieuropea del loro leader. Sull’arretramento di Budapest verso Mosca, sempre più lontana dall’ombrello NATO. Ed ecco che Orban vola nella capitale russa per “una missione di pace” con Putin, salvo promettere cooperazione con il Cremlino per poi tornare a casa senza neppure passare da Kiev.

Infine, la nuova posizione neutralista: mentre gli ungheresi insieme ai polacchi si danno da fare per accogliere i profughi ucraini, Orban torna a battere sulla questione energetica cercando di sabotare qualsiasi ipotesi europea di sanzioni Ue che blocchino le forniture di gas e petrolio russo, spiegando ai suoi concittadini che pagheranno bollette più salate. Peccato che nel 2018, Orban aveva solennemente promesso di ridurre “la dipendenza eccessiva dal gas russo”.

Dunque, quand’è a Bruxelles Orban sostiene la linea europea, quand’è a casa sua invece dice che la moneta ungherese sta crollando per colpa delle sanzioni contro Mosca. Come per altri leader sovranisti in Europa, ormai tutte le contraddizioni dei fan di Putin vengono a galla. E per Orban sarà sempre più difficile spiegare il senso di queste giravolte all’elettore ungherese.