Nel panorama contemporaneo di politiche contro la criminalità in Italia, le recenti iniziative del governo sembrano dipingere un quadro di mancanza di prospettiva organica. Si è osservata una tendenza di interventi spot che sembrano non conformarsi a una visione più ampia e coesa. Il recente annuncio del governo di proporre un reato specifico contro gli youtuber che istigano alla violenza online ne è un esempio paradigmatico.
La proposta governativa prevede la creazione di un reato ad hoc per punire chiunque “esalta condotte illegali” o “istiga alla violenza” attraverso i video sui social media, sia essi maggiorenni o minorenni. Questa mossa, in seguito a una tragedia che ha sconvolto l’opinione pubblica, potrebbe sembrare un tentativo di contrastare fenomeni negativi emergenti. Tuttavia, una visione più critica potrebbe interpretare tali iniziative come manifestazioni di populismo penale, dove le politiche sono modellate più da reazioni emotive e sensazionalistiche che da una solida strategia a lungo termine.
Già nel sistema penale esistente, esiste un reato di apologia e istigazione a delinquere, che include condotte commesse pubblicamente, incluso l’internet. Pertanto, l’inserimento di un reato specifico per gli youtuber potrebbe sembrare superfluo. Non è chiaro se l’obiettivo sia semplicemente quello di inasprire le pene esistenti. Ma è proprio questa la strategia migliore per affrontare la questione? L’inasprimento delle pene per comportamenti già penalmente rilevanti sembra non tenere conto delle cause sottostanti di tali comportamenti, né di eventuali alternative più efficaci di prevenzione o riabilitazione.
Le recenti iniziative legislative non si limitano agli youtuber. Il governo ha anche proposto un decreto anti-rave, nonostante la mancanza di una situazione di emergenza legata ai rave party in Italia. Ciò suggerisce un approccio reattivo e basato su singoli episodi, piuttosto che su un’analisi approfondita delle questioni strutturali. Allo stesso modo, la proposta di una legge sulla gestazione per altri (GPA) è un altro esempio di una legge che sembra avere un significato simbolico più che pragmatico.
Sulla riforma penale in materia di reati contro la Pubblica Amministrazione, i tentativi di riforma sembrano non affrontare il problema in modo completo, aprendo la possibilità di lasciare lacune di tutela per fatti di significativa gravità. L’abolizione proposta dell’abuso d’ufficio può finire per eliminare la protezione esistente per alcuni atti che hanno un impatto serio.
In sintesi, le attuali iniziative del governo suggeriscono un approccio reattivo e ad hoc alla politica contro la criminalità. Nonostante le buone intenzioni apparenti, la mancanza di una strategia organica potrebbe portare a misure inefficaci o addirittura controproducenti.
In luogo di interventi spot, un governo efficace dovrebbe avere una prospettiva chiara e olistica di politica criminale. Questa dovrebbe essere basata su dati empirici, approfondite ricerche criminologiche e un’analisi attenta dei bisogni della società. C’è bisogno di equilibrio tra la protezione della società e i diritti degli individui, senza cadere in trappole populistiche.
Un uso troppo frequente o eccessivo del diritto penale può rischiare di erodere i principi di giustizia e proporzionalità, o di non affrontare adeguatamente le cause sottostanti della criminalità. Invece di creare nuovi reati o inasprire le pene esistenti, il governo potrebbe voler considerare strategie alternative come l’educazione, la prevenzione o la riabilitazione, che possono affrontare le cause profonde dei problemi, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulle loro manifestazioni.
Allo stesso tempo, un’attenzione esagerata su questioni sensazionalistiche può distogliere l’attenzione da altre questioni ugualmente importanti. Ad esempio, anziché concentrarsi su casi specifici o episodici come i rave party o l’istigazione alla violenza online, sarebbe più costruttivo indirizzare le risorse verso la risoluzione di problemi più ampi e strutturali, come la corruzione o la criminalità organizzata.
In conclusione, il governo dovrebbe sviluppare una visione più ampia e strategica della sua politica, non procedere a tentoni e seguire ciò che infiamma l’opinione pubblica, che siano i rave o gli youtuber. Un approccio più riflessivo e ponderato può portare a soluzioni più efficaci e durature, garantendo al contempo il rispetto dei principi fondamentali di giustizia e diritti umani, certamente molto più di un populismo penale.