Mario Draghi, ti prego resisti!!! Questo l’appello che dovrebbe arrivare dalla parte più responsabile del Paese e della sua classe dirigente. Perché, pur comprendendo il disagio del premier, messo sotto scacco dalla manovra irresponsabile del Movimento Cinque Stelle, che oggi non voterà la fiducia sul Decreto Aiuti, il Paese ora più che mai ha bisogno di un governo stabile e di un presidente del Consiglio autorevole in Italia e all’estero.
Contro tutto e nonostante tutto! Da una parte c’è il “palazzo” con i teatrini contiani che nascondono dietro evidenti pretesti, semplicemente l’ego ipertrofico dell’avvocato del popolo e la voglia di rianimare un Movimento finito, morto e sepolto: ovviamente, a spese degli italiani; dall’altra, invece, c’è la nazione, in sofferenza conclamata per le numerose e convergenti emergenze che si trova ad affrontare: da quella economica con il rischio inflazione, a quella (collegata) sociale, da quella ambientale e idrica al ritorno del rischio pandemia visto l’impennata del numero dei contagi. Insomma si preannuncia un futuro prossimo ben poco roseo che non possiamo permetterci di vivere senza una guida autorevole o, peggio, in campagna elettorale. Sullo sfondo, poi, ci sarebbe anche la necessità di centrare i 55 obiettivi da qui a fine anno per lo sblocco delle altre due tranches del Recovery Fund. Non proprio un dettaglio, per la verità!
Insomma, la situazione è grave e seria perciò tutto ci possiamo permettere tranne che assecondare i capricci dei populisti. Anche perché con la crisi aperta da Giuseppe Conte anche Matteo Salvini ha alzato la testa invocando elezioni anticipate unitamente a Giorgia Meloni che le elezioni le richiede praticamente dall’inizio della legislatura. Di fronte a questi scenari e a questi pericoli, pur ribadendo l’umana comprensione per Mario Draghi, l’interesse nazionale – quello vero – viene prima di tutto. C’è bisogno di resilienza da parte dell’esecutivo e del suo Presidente che ha mente fredda e lucida a sufficienza da non lasciarsi intimidire da un Conte qualsiasi. La posta in gioco è alta e confidiamo nell’azione di moral suasion di Sergio Mattarella e nel senso dello Stato e delle istituzioni del premier: proprio quello stesso senso dello Stato che lo indusse ad accettare l’incarico dopo la fine del Conte 2 e che oggi deve assolutamente condurre a un Draghi bis. Gettare il paese nell’incertezza e, peggio, in campagna elettorale è da sconsiderati e se il prezzo da pagare per evitare il disastro è un Governo con Salvini socio di maggioranza, si paghi pure quel prezzo (in fondo son pochi mesi!).
Nel frattempo, in questi mesi delicati che ci separano dalla scadenza naturale della legislatura, in ballo – anche se sarebbe meglio dire, sulla graticola – ci sono famiglie e imprese italiane che aspettano quegli aiuti promessi dal relativo decreto oggi in discussione, e magari anche della mini-manovra che doveva essere varata a fine luglio con gli ambiziosi obiettivi di contenere il caro bollette, il caro benzina e di gettare le basi per una profonda azione di sostegno ai redditi deboli e al lavoro da rendere poi strutturale in sede di legge Finanziaria. Peraltro, proprio come chiedeva il regicida Conte, la cui azione è evidentemente pretestuosa e estranea a ogni valutazione di merito. Invero, i colloqui con i sindacati e con le associazioni datoriali di queste ore andavano proprio in quella direzione, cioè si uscire da una politica che fa interessi di parte ma che finalmente maturi una visione strategica con il più ampio consenso possibile nell’interesse del paese.
Ben si comprende, dunque che l’interruzione della legislatura oggi sarebbe una forzatura pericolosa dal punto di vista politico e strategico. Insomma, non ora Mario! Certo, stare sotto i futuri ricatti di Salvini non è piacevole ma ancor meno lo è un Governo a trazione sovranista quale quello che si prospetta stando ai sondaggi. Non c’è bisogno di sottolineare come un tale esecutivo sarebbe del tutto incapace di far fronte alle sfide che ci aspettano sia sul piano nazionale che su quello internazionale, e che, vista la loro portata, necessitano di una risposta ben diversa. Giustappunto quella di Mario Draghi!