Si riconosce facilmente un suono stridente: è il chiaro e fastidioso rumore di chi tenta di arrampicarsi sugli specchi. Questa è la sensazione che suscitano le parole di Antonio Tajani rilasciate oggi alla stampa, nel maldestro tentativo di rendere credibile un’alleanza tra popolari e conservatori (rectius sovranisti) nella prossima legislatura Europea.
In realtà, la recente visita in Italia del presidente del PPE, Manfred Weber, più che gettare le basi di una futura alleanza dei democristiani tedeschi con Meloni e Salvini, è servita solamente a “salvare il soldato Antonio” dal terremoto creato da Silvio Berlusconi nel febbraio ultimo scorso, con le vergognose dichiarazioni contro Volodimir Zelensky.
Ciò premesso, sono le stesse parole del Ministro degli Esteri a far apparire poco credibile lo scenario di un’Europa governata dagli eredi di Helmuth Kohl con i nipotini italiani di Jean Marie Le Pen (FDI e Lega).
Infatti, il buon Antonio più che confermare sembra smentire la possibilità di tale percorso quando parla di un non meglio precisato “cantiere aperto” in Germania e Polonia all’interno dello stesso partito popolare. Afferma che “il problema non è la Lega”, per poi essere immediatamente costretto ad ammettere, pena un nuovo strappo con il PPE, che “non possiamo far parte della stessa famiglia di AFD e Le Pen con loro non condividiamo niente“.
Chi invece con l’estrema destra tedesca e Le Pen condivide tutto è La Lega di Salvini, suo alleato di governo. Per bocca dei capi dei propri europarlamentari, Marco Zanni e Marco Campomenosi, commenta l’ipotesi di un accordo con Tajani: “I Popolari, quelli che da decenni mal governano in UE a braccetto con socialisti e sinistra? No, grazie.”
A mettere definitivamente fine ai sogni proibiti del nostro Ministro degli Esteri è lo stesso leader del PPE che, prima di lasciare l’Italia, dichiara: “Non c’è nessuna possibilità di un accordo tra PPE ed ECR. Nessuna. Zero. No way. E scrivetelo, per favore. Questa è semmai una fantasia della signora Meloni, ma non esiste”.
Un vero peccato, infatti, per quel “bipolarista convinto” di Tajani, che dimenticando che alle europee si vota con il proporzionale, continuava a vagheggiare di quella anomala alleanza tutta italiana chiamata centro-destra, che vede popolari e moderati alleati di sovranisti e populisti, e che proprio per questo non ha alcuna possibilità di affermarsi in Europa.
Sono ancora le parole del ministro a confermare tutto questo quando ricorda che “il vento mi pare spiri a favore del centro-destra in Italia, Finlandia, Grecia e Spagna”, omettendo giustamente di citare Francia, Germania e, chissà perché, oggi anche la Polonia con la sua destra liberale.
Infatti, con buona pace di Tajani, il governo dell’Europa anche nel 2024 non sarà una questione di numeri o di seggi, ma di scelta tra chi vuole rafforzarla e chi, invece, desidera indebolirla.