Ma che film ha visto il ministro Speranza in Francia? Fresco della rielezione a segretario di Articolo 1, oggi Speranza si lancia in una interpretazione del voto francese quantomeno discutibile. Secondo Speranza senza gli elettori di Mélenchon, cioè della sinistra sovranista francese, Macron avrebbe perso. Invece, “uniti battiamo la destra,” tanto più che, sempre secondo Speranza, il presidente Macron orbita nel mondo socialista avendo fatto il ministro di Hollande. Tutta la ricostruzione del voto per l’Eliseo fatta da Speranza, ovviamente, è strumentale alla logica del “campo largo” in Italia, che “tenga insieme centrosinistra e Cinquestelle, lanciando un nuovo progetto di Italia dei beni comuni”. Ma la sindrome frontista del ‘tutti uniti contro la destra’ della quale soffre Speranza, in realtà, è acqua passata.
Almeno in Italia, quella visione è figlia del bipolarismo malato di matrice berlusconiana, è l’eredità del ‘tutti con’ o ‘tutti contro’ Berlusconi. Piuttosto Speranza rilegga l’intervista di qualche settimana fa allo scrittore francese Carrere, che ha definito Macron un presidente espressione di quella “destra moderata” alternativa ai sovranisti rossi e neri che non ne azzeccano più una: dalla Slovenia dove ieri hanno vinto i liberali e hanno perso gli amici di Orban, all’eterno ritorno del perdente americano di successo Bernie Sanders. E ancora, nella ricostruzione del ministro Speranza è sparito totalmente dalla circolazione il centrodestra francese, quei voti in uscita e non dei Repubblicani che, se pure tra molte divisioni e debolezze, sono andati verso Macron, insieme agli elettori orfani di Sarkozy. Altro che Macron figlioccio dei socialisti e cugino della sinistra radicale, insomma. La verità è che questa idea del “blocco unico”, la logica frontista del tutti insieme per sconfiggere la estrema destra – che equivale al tutti insieme per sconfiggere l’estrema sinistra- ormai si può dire che lascia il tempo che trova. I tempi cambiano.
Macron ha proposto ai francesi un programma di modernizzazione del Paese, dal lavoro, al fisco, alla transizione energetica, che è il migliore manifesto per una destra moderata, liberale, capace di decidere e di fare le cose perché ha la competenza e la capacità di guidare un Paese. Una visione pragmatica e non ideologica, basta guardare alla proposta sulle pensioni. Esattamente il contrario della sinistra statalista di Speranza e Melenchon.