«Il “partito della resa” ha gettato la maschera. È ancora minoritario, ma punta ormai al bersaglio grosso: portare l’Italia nel campo di Mosca, confermando così l’antico pregiudizio per cui non finiamo mai una guerra dalla parte in cui l’abbiamo cominciata. Abbandonata l’equidistanza iniziale del “né con Putin, né con la Nato”, superata la “neutralità attiva”, sta venendo infatti allo scoperto un movimento, per ora più mediatico che altro, di sostegno esplicito al tiranno»: Antonio Polito sul Corriere della Sera spara ad alzo zero e colpisce il bersaglio facendo un identikit spiegato di quel movimento che, anche in Italia, sta di fatto lavorando al servizio di Mosca e di Putin. Di quel movimento, per intenderci, che la pensa come Alessandro Orsini: «Putini ha già vinto». E quindi arrendersi diventa obbligatorio.
Secondo Polito il “partito della resa” tenterà di sfruttare l’angoscia e la paura degli italiani per aiutarlo a vincere la guerra in Ucraina. Perché una cosa sola può fare vincere Putin: un fronte occidentale che divide nel sostegno all’aggettivo cominciando a giustificare le ragioni dell’aggressore. E così – racconta Polito – «in marcia con Putin è tornata pure la “vecchia guardia”, un’attempata ma intellettualmente dotata pattuglia di nostalgici dell’Urss, per i quali la sua caduta è stata “la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo”».
Per i nostri ex bolscevichi in sonno la colpa è degli ucraini. E se prima lo dicevano in silenzio adesso lo grifano sempre più forte. E allora basta commuoversi — l’ha detto Luciano Canfora — «con la storia di Irina che perde il bambino, un caso particolare»: ciò che conta è la Storia con la S maiuscola, e quella cammina sui cingoli dei carri armati, e chi più ne ha vincerà.
«La new entry tra i putinieri di complemento – ancora Polito – sono invece quelli della “resa umanitaria”. Sostengono che arrendersi è un dovere morale (era il titolo di apertura del Riformista di ieri), per risparmiare vite e sofferenze. È un’altra forma di “spaesamento etico” che nasce a sinistra, solo in apparenza più pacifista della versione neo-stalinista, perché è proprio per averla avuta vinta in Georgia, in Crimea, nel Donbass, in Siria, che Putin si è deciso a fare di nuovo la guerra, e su più larga scala».
Ragionamento pericolosissimo perché ha la parvenza cinica della razionalità. Perché si dimentica un pezzo fondamentale: «La resa è la droga dei tiranni: più ne avranno e più ne vorranno».