Non hanno fatto i conti con la base, con coloro che stanno in prima linea, in trincea sui territori. Gli irresponsabili del centrodestra, che hanno fatto cadere Mario Draghi insieme al Movimento di Conte, non hanno soddisfatto le aspettative dei sindaci e degli amministratori locali. Che, pur di destra, volevano che fosse Supermario a guidare l’Italia in questa delicata fase. E che ora temono che non arriveranno i fondi del PNRR.
“Sono deluso e preoccupato: gli interessi di partito hanno prevalso sul bene degli italiani”, dice al Foglio Alessandro Ghinelli sindaco di Arezzo. “Se ci fossimo stati noi sindaci – gli fa eco il primo cittadino di Asti Maurizio Rasero – al Senato non sarebbe finita così, il bene del paese avrebbe vinto sui tatticismi della politica”. Ghinelli e Rasero sono entrambi sindaci di centrodestra, tra coloro (oltre 2000) che avevano firmato l’appello dei primi cittadini italiani pro Draghi. “Io l’ho promos- so tra i sindaci della provincia: lo hanno sottoscritto in 75 – spiega Rasero -. A differenza di quello che ha detto Giorgia Meloni, almeno io non ho affatto usato il mio ruolo istituzionale per fare politica, ma per tutelare il mio comune. Sono stato eletto un mese fa anche con i voti di Lega, FI e Fratelli d’Italia, ma sono indipendente, guardo al bene dell’Italia”.
I sindaci sono delusi dai loro rappresentanti del centrodestra che fino a due giorni fa erano organici al governo. “Onestamente non credevo che Berlusconi e Salvini staccassero così la spina a Draghi – spiega Ghirelli -: hanno ritrovato l’unità del centrodestra, ma è stata pagata a caro prezzo”. E Rasero conferma la preoccupazione: “Le conseguenze – dice – adesso rischiamo di subirle noi che dobbiamo rispondere ai cittadini sui territori. Draghi era un’assicurazione, come quelle che si fanno nei momenti di incertezza: è vero che potrebbe non grandinare, a settembre vendemmiamo e ad Asti c’è il miglior vino possibile, ma basta un quarto d’ora di grandine per mandare a farsi friggere mesi di lavoro. Insomma, fuori di metafora, viviamo una situazione di grandi incertezze: la geopolitica, il costo dell’energia e l’aumento dei materiali che gravano sul Pnrr, i servizi sociali comunali che sono sempre più sotto pressione, in un quadro così pieno di incognite avevamo un’assicurazione pazzesca: Mario Draghi. Adesso, speriamo bene…”.
Insomma, i timori degli amministratori locali sono tanti, le incognite mettono ansia. “Senza continuità potremmo arrivare lunghi sui tempi della rendicontazione delle opere fatte – aggiunge Ghinelli -. E siccome stiamo anticipando i fondi noi comuni, questa situazione può portare al rischio di default. Arezzo, faccio il mio esempio, ha un totale di quasi 39 milioni di euro per i progetti Pnrr, per gran parte finanziati in proprio o con mutuo. Se non chiudiamo tutto entro il 2026 quei denari non ce li ridà più nessuno. E a quel punto?”.
Anche il sindaco di Vercelli Andrea Corsaro, pure lui di centrodestra ed eletti coi voti di Lega e Forza Italia ha molto da recriminare. “Deluso? Certo che sono deluso, il mio auspicio era un altro perché questo è un momento di grande emergenza – dice -. Ogni nostra azione in questo momento vede l’aumento dei costi dei materiali del 30 per cento, ci sono aziende che si rifiutano di firmare i contratti per alcune opere perché non ci rientrano più con i prezzi, senza la stabilità di governo aggiungiamo incertezza a incertezza. Io non commento le scelte di FI e Lega, però penso una cosa: al voto ci si sarebbe tornati comunque tra pochi mesi, perché non aspettare? Hanno rinviato così tante volte le elezioni, proprio questa volta non si doveva trovare un accordo?”. La pensa come lui il neo sindaco di Lucca Mario Pardini, eletto un mese fa coi voti del centrodestra e pure di Casapound. “Sono qui da tre settimane e mezzo e francamente spe- ravo di non trovarmi con questa incertezza – dichiara -. Non capisco bene quali sono le dinamiche dei palazzi romani. Io sono di centrodestra, auspico un governo di centrodestra, ma pragmaticamente speravo che per il voto si potesse aspettare la primavera, sarebbe stato meglio”. “A primavera sarebbe stato diverso – chiude Corsaro – perché le scadenze più importanti del Pnrr sono adesso, alcune tranche devono essere assegnate, ci sono graduatorie da completare, istruttorie da fare… speriamo bene”.