Le Madonne di Matteo, i “servi” di Giorgia e gli alberi di Silvio: il centrodestra è unito ma distante

Giorgia Meloni lo sa bene cos’altro “servi” (un lapsus, glielo perdoniamo) per poter ritrovare la fiducia negli “alleati” Lega e Forza Italia: “servi” che, appunto, Salvini e Berlusconi diventino tali, proprio “servi” suoi, mettendole a disposizione i loro voti e lasciandole la leadership della colazione. Legittima aspirazione da parte sua, ma che si scontra con le divergenze e le distanze di partiti che hanno ricomposto un opportunistico cartello elettorale per tentare di avere la maggioranza in Parlamento, ma che sono divisi su qualsiasi proposta e, soprattutto, non leali gli uni con gli altri.

Salvini e Berlusconi sono partiti forte, immediatamente dopo aver affossato il Governo Draghi, con la campagna elettorale – il Kapitano rispolverando l’odio per quei poveri disgraziati dei migranti, che vanno bene in ogni stagione, e il Cavaliere annuncia la milionesima discesa in campo, passando stavolta a proporre un milione di alberi piantati al posto del vecchio milione di posti di lavoro: quando si dice la svolta green! – mentre la Meloni è in campagna elettorale permanente da quasi cinque anni. Ma ora IoSonoGiorgia chiede a Silvio e Matteo un incontro, in campo neutro – non in una delle residenze di Berlusconi, per intenderci – per mettere le cose in chiaro: la candidata premier deve essere lei perché ha più voti, e per la spartizione dei collegi uninominali (ridotti dopo la riforma de numero dei parlamentari) ci si accorda. Incontro che si terrà la prossima settimana. Nel frattempo gli altri due accendono ceri a una delle varie Madonne appese nell’ufficio st Salvini affinché il polo moderato composto da varia umanità eroda consenso alla leader di Fratelli d’Italia, così che non sia così sicura di andare a fare la prima presidente de Consiglio donna della storia del Paese.

Salvini e Berlusconi sono tentati dalla lista unica proprio per cercare di arginare la Meloni, lanciata dai sondaggi, specie dopo l’abbandono di FI di pezzi da 90 come Gelmini, Carfagna (Mara dice che ci sta pensando ma è già fuori, da tempo) e Brunetta, ma a via Bellerio soprattutto stanno considerando i rischi di tale scelta. Anche perché sanno che Giorgia punta al cuore della Lega, quel nord dove FDI sta rubando la scena al Carroccio. L’unità è solo di facciata, le distanze restano. Per questo difficilmente sarà una campagna elettorale in cui i tre leader del centrodestra si mostreranno insieme. Distanti ma uniti, per rispolverare uno slogan pandemico.

Tuttavia anche in vista del post le divisioni sono nette. Salvini, non è un mistero, rivuole il Viminale per cercare di recuperare “lo spirito della ruspa” che fece la sua fortuna, soprattutto adesso che, rispetto a Berlusconi, può vantare di aver tenuto unito il partito nonostante molti governatori e l’ala governista della Lega non volessero lo strappo con Draghi. Tuttavia FDI all’Interno vedrebbe bene altro, quel Matteo Piantedosi che di Salvini è stato capo di gabinetto al Viminale. La battaglia per il potere è solo cominciata.