Se vince il centrodestra, presto riaccadrà quello che avvenne il 13 novembre 2011

Ho un dejavu, rivedo tra un anno il 13 novembre 2011.

Vi siete chiesti perché nell’alleanza sovranista litigano su chi dovrà fare il prossimo premier e non danno per scontato che sia uno di loro Per me è solo perché nessuno dei tre vuol fare il presidente del Consiglio. Non certo perché manchi loro la vanità o l’ambizione e neanche perché non ritengano (e sarebbe corretto) di essere all’altezza dopo il governo Draghi. Ma semplicemente perché come per i cinque così hanno bisogno di qualcuno a cui lasciare il cerino in mano magari dopo pochi mesi, perché il prossimo presidente del Consiglio avrà molti problemi da superare e difficilmente potrà contare sulla fiducia incondizionata della comunità internazionale come Draghi.

Spero di non essere un facile profeta ma vista la mancanza di memoria degli italiani, l’altissima astensione e spread, debito, inflazione guerre e pandemie tra non molto potremmo rivivere il 13 novembre 2011 e i tre disastrieri lo sanno, e sanno anche che in quel caso sarebbero pronti impunemente ad appoggiare anche un Draghi, Monti o Satana due, tanto gli va bene chiunque pur di poter dire “signori, noi ci abbiamo provato ma le forze internazionali cattive e i poteri forti ce l’hanno con noi” e appoggiare per altri tre o più anni un governo, pronti a sconfessarlo a pochi mesi dalla fine della prossima legislatura dicendo che loro non volevano fare ciò che sono stati costretti a fare e che la colpa è tutta del Monti o Draghi di turno, omettendo che spread, spesa pubblica e debito pubblico sono e probabilmente aumenteranno per le loro iniziative populiste e dichiarazioni o atteggiamenti inaffidabili a livello internazionale.

Per chi ha più memoria di un pesce rosso, vale la pena ricordare la Grecia del populista Tsipras, fallita sotto lo spread. L’allora presidente greco cosa fece? Tsipras fece proclamare il referendum per addossare la colpa all’euro e all’Europa, facendo tremare tutto l’Occidente che ne deteneva il debito pubblico ormai insostenibile per la piccola Repubblica ellenica, Italia compresa. Ma sorprendentemente e naturalmente i greci capirono che la colpa non era dell’Europa o dell’Euro e votarono per tenere la moneta e rimanere in Europa a costo di enormi sacrifici imposti dalla Troika, che non ha nulla di comunista, ma è semplicemente un organo di controllo che di fatto è mandato a controllare uno stato commissariato che non può più permettersi di pagare neanche pensioni o stipendi.

Tsipras a quel punto fu esautorato, con Varoufakīs ministro dell’economia all’epoca e ispiratore delle teorie no euro, che diventò il più tenace sostenitore delle ricette e soluzioni imposte e sanò i conti in pochi anni, non a scapito di provvedimenti impopolari e misure draconiane che misero a dura prova la tenuta del Paese, ma almeno lui ebbe il coraggio e merito di non scappare e rimase lì a costo di perdere tutto il consenso e stima che lo avevano fatto eleggere, di fatto commissariando il paese e applicando soluzioni impopolari che erano una medicina amarissima, ma non evitabile o procrastinabile per l’economia greca.

In Italia, invece, in casi amari quando ci viene diagnosticata una grave patologia economica preferiamo da sempre rivolgerci a chi ci consiglia di prendere un aspirina e farsi una bella sudata a letto. Inutile dirvi che i conti greci e la tenuta degli stessi oggi sono migliori dei nostri, anche se ovviamente le due economie non erano e rimangono non comparabili.

Ecco perché, a breve potremmo rivivere un film già visto e se il trio Meloni, Salvini, Berlusconi, dovesse stravincere alle prossime elezioni e non per reale convinzione degli elettori, ma più probabilmente per la mancata partecipazione della maggioranza degli aventi diritto al voto, stancati e delusi anche dopo l’esperienza illusoria dei pentadisastri grullini.

La nostra speranza è che questa politica trovi un barlume di lucidità e dia fiducia a chi da sempre non consiglia aspirine economiche e possano andare e votare #Azione l’unico farò in questa nebbia.

Era il 13 novembre 2011. Berlusconi rassegna le dimissioni, la folla urla “buffone” e lancia monetine. Il Pdl dicd sì a Monti…

Buona domenica a tutti.