Scurati alla gogna, “reo” di aver criticato la Meloni

L’ha definita “l’erede di Mussoli” ed finito sul libro nero del quotidiano Libero. Che non ci ha pensato due volte ad attaccare Antonio Scurati, “colpevole di avere dichiarato durante un’intervista al quotidiano francese  Le Dauphiné Libéré che “ciò che sta accadendo oggi in Italia non è la ripetizione del passato. Ma la vittoria eclatante, in Italia, di un partito che ha le sue radici culturali e ideologiche nel fascismo è un fatto. Molte persone si dichiarano ancora neofasciste, e alcuni membri di Fratelli d’Italia sono molto vicine a loro, il che pone la questione morale della loro legittimità a governare il Paese”.

E apriti cielo. Sulla prima pagina dell’edizione di ieri del quotidiano prima citato, si organizzano una bella bastonatura e olio di ricino. E di chi? Del “principe dei rosiconi”, lo scrittore colpevole, autore della trilogia M, il figlio del secolo, e per questo “gratificato di un titolo a cinque colonne che ha l’eleganza e la nuance di un rutto e la violenza verbale utile ad annichilire ogni genere di replica: “Uomo di M”. Si, “Uomo di M”, dove nel simpatico calembour, M potrebbe stare, alternativamente, per Mussolini o per il più prosaico ‘m…a’, commenta invece su Repubblica Carlo Bonini.
“La trovata lessicale deve essere suonata così brillante e icastica all’orecchio di chi l’ha concepita che, nell’editoriale che la accompagna, a firma del direttore responsabile Alessandro Sallusti, se ne ripete e chiarisce l’uso, perché sia chiaro a tutti di quali infamie il reprobo scrittore si è macchiato”, aggiunge Bonini.

Alla luce dei fatti, ahinoi, sebbene non si faccia altro che ripetere che questa storia del fascismo che ritorna è una boiata per mummie del Novecento o da maniaci compulsivi. Che le braccia tese sono folklore o, meglio, un equivoco, oggi è toccato a Scurati, domani staremo a vedere.

Nel frattempo il direttore editoriale di Libero, ovvero Vittorio Feltri, ha fatto sapere che “Uomo di M.” sta per Mussolini. E che se Scurati la intende come l’altra parola  “vuol dire che si sente così”. Ecco qua.