Scaroni al Mef? Un insulto! Chi è l’uomo che già anni fa ha consegnato l’Italia a Putin

È comprensibile che Giorgia Meloni non ci stia capendo più niente, visto che a nessuno passa per la mente di accettare l’incarico di ministro dell’Economia nel suo governo, perché nessuno si fida di lei e della sua disgregata maggioranza. Ma veramente pensare a Paolo Scaroni al Mef è un po’ toccare il fondo. Di più: è un insulto vero e proprio a un’Italia in piena crisi energetica. Perché Buona parte della responsabilità dell’attuale dipendenza del nostro Paese dal gas russo è sua.

Sua, in qualità di ex amministratore di Eni e Enel, e di Silvio Berlusconi. Non è mica un caso se Scaroni anche di recente si è espresso contro le sanzioni alla Russia e ha giudicato “irrealizzabile” il tetto al prezzo del gas: è stato lui, in veste di ad dell’Eni, il 15 novembre 2006 a firmare a Mosca un accordo capestro con il gigante energetico russo Gazprom, che di fatto sancì la totale sudditanza dell’Italia al gigante sovietico del gas. “Un passo fondamentale per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico del nostro paese” lo definì Scaroni. Talmente fondamentale che oggi a causa di quell’accordo, e della contestuale rinuncia del governo italiano a estrarre il gas naturale nel proprio territorio e nelle proprie acque territoriali, le aziende chiudono e le famiglie sono vessate dagli aumenti delle bollette.

Scaroni era stato nominato ad di Eni nel 2005 da Silvio Berlusconi, e firmò l’accordo con l’ad di Gazprom  Aleksej Miller nel 2006, quando presidente del Consiglio era Romano Prodi, che qualche mese prima dell’intesa con Gazprom aveva incontrato Vladimir Putin. Secondo le clausole del contratto, si sarebbe dovuta creare un’alleanza internazionale tra Eni e Gazprom per realizzare progetti comuni nel midstream e nel downstream del gas, nell’upstream e nella cooperazione tecnologica. Al punto che il colosso russo del gas estese la durata del contratto di fornitura a Eni al 2035. “Un accordo storico” lo definì il candidato alla poltrona di ministro dell’Economia nel governo Meloni. E in effetti storico lo è stato davvero, perché ha segnato la storia del nostro Paese e la sua dipendenza energetica dalla Russia.

La filo atlantista Meloni farà finta di niente o terrà fuori dall’esecutivo un uomo legato fortemente alla Russia di Putin?