E quindi le sanzioni contro la Russia sono efficaci eccome: da uno studio su dati Fmi, Banca Mondiale, Aie, Banca centrale russa emerge che Mosca ha perso 20 miliardi di dollari in tre mesi sul petrolio e spinto i russi a prelevare contante agli sportelli bancari. E non solo: in base allo studio, l’economia russa si deteriorerà nei prossimi mesi entrando in recessione nel 2023.
Nonostante gli elevati prezzi del petrolio e del gas, che hanno sostenuto il forte avanzo delle partite correnti che ha contribuito a stabilizzare il rublo, a controllare l’inflazione e a consentire alla Banca centrale russa di tagliare i tassi, l’economia russa si è indebolita nel secondo trimestre del 2022, con un calo del 4,9% su base annua, secondo l’agenzia statistica Rosstat. Lo scrive Elena Del Maso su MilanoFinanza.
La debole performance si confronta con la forte crescita di altri esportatori di petrolio e gas, come l’espansione dell’11,8% annuo registrata dall’Arabia Saudita nel secondo trimestre del 2022. Sberbank ha dichiarato che potrebbero essere necessari dieci anni per riportare il Pil russo al livello del 2021.
La Russia di Putin ha avuto una crisi di bilancio dei pagamenti nel 2008, nel 2014-15 e nel 2020, quando i ricavi del petrolio e del gas sono diminuiti drasticamente. Nel 2023, con l’attuazione dell’embargo petrolifero europeo, le ricerche prevedono una riduzione del 40% dei ricavi russi da petrolio e gas.
La Banca centrale russa ha riferito che il prezzo medio di vendita del petrolio russo nel secondo trimestre è stato leggermente inferiore agli 80 dollari al barile, quando il prezzo medio era di 113 dollari, confermando lo sconto sul prodotto russo a circa 35 dollari al barile, come precedentemente stimato. Ciò implica una perdita di circa 20 miliardi di dollari sui guadagni petroliferi del secondo trimestre a causa delle sanzioni.
Lo studio, condotto dal gruppo dell’Istituto Kse sulle sanzioni, utilizza i dati della Banca centrale russa per dimostrare l’esistenza di una corsa agli sportelli bancari in Russia nella prima metà del 2022. “I cittadini, presi dal panico, hanno ritirato 21,6 miliardi di dollari di depositi” (-10% circa) da tenere in contanti, sottraendo liquidità alle banche, emerge dall’analisi.
Nel primo semestre del 2022, lo stock di depositi di privati nel sistema bancario russo è diminuito di 1.300 miliardi di rubli (21,6 miliardi di dollari), pari al 3,8% e a giugno era pari a 32.900 miliardi di rubli. Per finanziare un aumento di oltre 2,5 volte del budget della Difesa, la sostituzione delle importazioni e altre misure per contrastare le sanzioni, il Cremlino ha dovuto bloccare programmi di bilancio previsti per il 2023-2025 per un valore di 26 miliardi di dollari. Questo va ad aggiungersi ai tagli al bilancio già in atto. Ad aprile, è stata ridotta di quasi un terzo la spesa per i servizi sanitari per la popolazione russa.
Lo studio, condotto dal gruppo dell’Istituto Kse sulle sanzioni, utilizza i dati della Banca centrale russa per dimostrare l’esistenza di una corsa agli sportelli bancari in Russia nella prima metà del 2022. “I cittadini, presi dal panico, hanno ritirato 21,6 miliardi di dollari di depositi” (-10% circa) da tenere in contanti, sottraendo liquidità alle banche, emerge dall’analisi.
Nel primo semestre del 2022, lo stock di depositi di privati nel sistema bancario russo è diminuito di 1.300 miliardi di rubli (21,6 miliardi di dollari), pari al 3,8% e a giugno era pari a 32.900 miliardi di rubli.
Per finanziare un aumento di oltre 2,5 volte del budget della Difesa, la sostituzione delle importazioni e altre misure per contrastare le sanzioni, il Cremlino ha dovuto bloccare programmi di bilancio previsti per il 2023-2025 per un valore di 26 miliardi di dollari. Questo va ad aggiungersi ai tagli al bilancio già in atto. Ad aprile, è stata ridotta di quasi un terzo la spesa per i servizi sanitari per la popolazione russa.
“Gli effetti avvertiti dai cittadini russi a seguito della decisione di Vladimir Putin di invadere l’Ucraina includono anche un crollo dei salari e una fuga di cervelli senza precedenti. Il Ministero degli Affari Interni ha dichiarato che, a causa dell’emigrazione, solo l’industria informatica manca di circa 170.000 lavoratori a causa dell’elevato numero di russi competenti che fuggono in Occidente verso posti di lavoro maggiormente retribuiti.
La Russia, dal canto suo, ha tutto l’interesse a nascondere la portata della crisi tra i diffusi timori di disordini civili. Ad aprile è stato ordinato alle banche russe di non divulgare i bilanci intermedi e annuali. Il mese scorso, il presidente russo ha firmato una legge che consente al Cremlino di nascondere le informazioni relative al valore e alla struttura delle sue riserve internazionali in diminuzione.
Secondo quanto emerge dal report, si legge ancora su MilanoFinanza “una volta che le entrate da petrolio e gas scenderanno al di sotto di un livello critico, che sembra essere di 150 miliardi di dollari all’anno, l’equilibrio esterno richiederà un ampio uso delle riserve internazionali o un forte aggiustamento del tasso di cambio del rublo. Gli analisti ritengono che le autorità russe si troverebbero di fronte alla scelta tra lasciare che il rublo si indebolisca e accettare una riaccelerazione dell’inflazione, che comprimerà i redditi reali, o attuare un forte inasprimento delle politiche, come si è visto questa primavera, per indebolire i flussi in uscita e sostenere la valuta che rallenterà l’economia.
In entrambi gli scenari, l’economia russa sarà seriamente compromessa con un impatto simile ai livelli delle crisi del 2009, 2014 e 2019 indebolendo la capacità di Putin di continuare a condurre la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina. “I dettagli delle nostre previsioni sulle entrate russe di petrolio e gas, allineate con le stime delle agenzie internazionali come l’Aie, suggeriscono che il prossimo anno la Russia sperimenterà questo tipo di calo di ricavi di petrolio e gas, all’interno di un contesto estremamente sensibile: l’entrata in vigore dell’embargo petrolifero europeo, che abbassa le entrate di oltre il 40%, da circa 330 miliardi di dollari nel 2022 a 190 miliardi di dollari nel 2023 e si aggirerà intorno al ritmo critico di 150 miliardi di dollari all’anno entro la fine del 2023”, scrivono gli analisti.
Il Fondo monetario internazionale prevede che la disoccupazione nella Federazione Russa raggiungerà il 9,3% nel 2022, il che equivarrebbe a circa 3,8 milioni di disoccupati in più.
Secondo le stime del Centro russo per la ricerca strategica, entro la fine del 2022 ci sarà un aumento significativo della disoccupazione nel 63% delle regioni russe, in 16 regioni la disoccupazione aumenterà rispetto al livello medio del periodo gennaio-marzo 2022 di 2 o più volte, in 53 regioni di 1,5 o più. I 5 settori più colpiti sono: trasporti e logistica, automotive, commercio all’ingrosso e e-commerce, industria del legno e prodotti in legno.
Sempre secondo quanto riportato da MilanoFinanza gli stipendi in Russia, a maggio, sono scesi del 6,1% su base annua (Rosstat), mentre ad aprile il calo registrato era del 7,2%, per la prima volta da aprile 2020. Inoltre, il calo registrato è stato il massimo degli ultimi sette anni. I russi si sono impoveriti solo nel 2015, dopo l’annessione della Crimea e le prime sanzioni occidentali e il crollo del prezzo del petrolio, che hanno innescato un crollo del rublo e un aumento dell’inflazione.