“L’Europa si occupi di pace e di lavoro, non perda tempo a darci delle pagelline”. “Siamo in grado di governarci da soli”. “Se la Ue ci impone di aumentare la tassa sulla casa si attacca. La casa per gli italiani è sacra”. “Ascoltare è lecito, rispondere è cortesia. Se la richiesta della Ue è massacrare i lavoratori, le imprese e i risparmiatori italiani la risposta sarà no”. Com’era prevedibile, lo statista del Papeete, Matteo Salvini, torna a usare l’antieuropeismo in chiave elettorale, in coincidenza con l’arrivo delle raccomandazioni Ue su debito, deficit e riforme.
Una serie di dichiarazioni che ancora una volta, come per il collega del 5 Stelle Conte, dimostrano che ormai sovranisti e populisti acquartierati nel Governo Draghi useranno il prossimo anno solo per cercare consensi invece di attuare il Pnrr e comportarsi responsabilmente come forze politiche che sostengono l’esecutivo. Del resto Salvini è l’alfiere di quel partito unico della spesa facile ben descritto oggi da Paolo Mieli, con la stampella di Forza Italia e il pieno sostegno del 5 Stelle. Quel partito che pensa di continuare per sempre a godere di sussidi, finanziamenti europei a fondo perduto, insomma dei soldi messi a disposizione dalla Ue per fronteggiare le ricadute economiche della pandemia, senza muovere un dito per cambiare il nostro malandato Paese.
Con le sue dichiarazioni contro l’Europa Salvini non solo si dimostra ingeneroso ma non comprende neppure che il combinato disposto tra guerra, inflazione e crescita che frena, rendono insostenibili le politiche economiche fatte a deficit e il contino aumento del nostro debito pubblico. Tanto più che il patto di stabilità non resterà per sempre nel freezer. Del resto se la linea del piave della Lega è la difesa di ufficio dei concessionari balneari, risulta abbastanza difficile immaginare che il Carroccio si ponga la questione della ristrutturazione del modello di politica economica che negli ultimi decenni ha gonfiato il debito in maniera spropositata, condannando le nuove generazioni a pagare gli errori di quelle passate.
L’Europa che Salvini attacca strumentalmente per la sua comunicazione social e per cercare di recuperare il consenso perso nell’ultimo anno, ha dato una risposta forte e ritrovato almeno parzialmente la sua unità di fronte alla pandemia e alla guerra. La battaglia per la modernizzazione del nostro Paese, il taglio della spesa, le riforme strutturali dei servizi, del sistema di welfare e del mercato del lavoro però non sono scomparse. Su questi temi si gioca l’europeismo nel nostro Paese. Ma la fase della ‘spesa facile’ sta finendo. L’idea che si possa andare avanti a botte di sussidi, contributi a fondo perduto e bonus appare impraticabile. Lo Stato italiano non potrà continuare a dare soldi e ad elargire favori a questa o a quella categoria per sempre.
Eppure dal fisco alla riforma del catasto, alla legge sulla concorrenza, Draghi sembra non avere più una maggioranza che lo sostenga realmente. Draghi va avanti da solo, grazie al ruolo che si è conquistato a livello europeo e internazionale ridando una ventata di competenza e senso di responsabilità alla immagine macchiata del nostro Paese. La pazienza con chi rema contro però ha un limite. Chi si mette di traverso, bloccando il Pnrr e le riforme solo perché è già entrato nella lunghissima campagna elettorale che ci accompagnerà fino al 2023, questo lo sa bene. Sovranisti e populisti stanno buttando alle ortiche forse l’ultima occasione che abbiamo di cambiare per davvero l’Italia. Dimostrando ancora una volta quanto tengono realmente al futuro del nostro Paese.