Roma nella morsa dei rifiuti, Gualtieri nell’occhio del ciclone

Immondizia ovunque e rifiuti sparsi sui marciapiedi, odori nauseabondi in diversi quartieri della città, dal centro alla periferia, che con il caldo diventano un pericolo per la salute. L’incendio di Malagrotta ha dato il colpo di grazia ad una gestione dei rifiuti già fragile e che ora è decisamente fuori controllo. Dal rogo ad uno dei due tmb del gruppo Cerroni, sono passati venti giorni, e il termine di una settimana promesso inizialmente dall’assessora ai Rifiuti Sabrina Alfonsi per riportare la raccolta alla normalità è stato più che superato.

Il nocciolo della questione è che il sistema impiantistico resta debole: sono stati trovati sbocchi fuori città (tra i tmb di Lazio e Piemonte) per sopperire alle 900 tonnellate normalmente lavorate a Malagrotta nell’impianto andato in fumo, e sono stati aumentati i quantitativi di rifiuti nei due centri di trasferenza a ponte Malnome e Acilia. Un piano messo a punto da Gualtieri in pochi giorni, parallalemente all’assunzione di nuovi netturbini addetti allo spazzamento. Una soluzione che però non ha ancora risolto di fatto il problema. Che si va a sommare, si sa, a croniche carenza del ciclo rifiuti romano.

I secchioni pieni di immondizia e i rifiuti sparsi sui marciapiedi continuano ad appestare con odori nauseabondi diversi quartieri della città, esasperando i cittadini. I netturbini Ama faticano a recuperare i ritmi ordinari. I camioncini non riescono a scaricare sulle macchine madre destinate al trattamento a Rocca Cencia e negli altri impianti. Restano in fila ore, i giri di raccolta saltano, la città si riempie di immondizia. Di “situazione emergenziale” parlano i lavoratori del gruppo Lila, insistendono nel chiedere all’amministrazione comunale di aprire il tmb di Guidonia – ancora chiuso dopo il dissequestro, sempre di proprietà di Cerroni – anche solo come ulteriore centro di trasferenza.

A tuonare contro il sindaco Gualtieri c’è anche la Cgil, sindacato da sempre vicino al centrosinistra, ma con cui i rapporti non sono partiti nel migliore dei modi, specie appunto relativamente al capitolo rifiuti: la gestione dell’emergenza in corso non è stata condivisa dai rappresentanti dei lavoratori. “L’amministrazione non ha avuto il coraggio di dichiarare l’emergenza e di fare cose straordinarie”, ha detto il segretario della Cgil Roma e Lazio Natale Di Cola. “Bisognava trovare luoghi dove stoccare dalle 10 alle 20mila tonnellate di rifiuti per permettere alla città di non avere questa emergenza. Era politicamente difficile e bisognava chiedere aiuto all’esercito, ma era necessario perché ci vogliono decine di giorni per recuperare i rifiuti a terra”.

Dal canto suo, Gualtieri sa bene che le strade di Roma sono in sofferenza: l’ammissione è arrivata ieri l’altro in aula Giulio Cesare, dove il sindaco ha fatto il punto sulla crisi innescata dall’incendio al tmb di Malagrotta. “Anche se il peggio è stato evitato non c’è dubbio che diverse aree della città abbiano inevitabilmente sofferto. Ancora adesso troppe strade sono ancora sporche e non sufficientemente curate dal punto di vista della raccolta e dello spazzamento”. Poi il messaggio diretto al nuovo management di Ama: “È del tutto evidente che questo lavoro richiede uno sforzo e un’accelerazione particolare che chiediamo ad Ama di realizzare”.

Ma, nel frattempo, i romani sono letteralmente esasperati dalla nuova amministrazione che, in campagna elettorale, si era riempita la bocca di tante belle promesse. Ad oggi disattese, perché non c’è solo l’immondizia tra i problemi irrisolti da Gualtieri, ma anche quelli delle erbacce (persino nei cimiteri), dei cinghiali, dei trasporti nel caos e l’emergenza dei senza dimora che nella capitale sarebbero ormai 16mila. Insomma la prima estate romana di Gualtieri, quella della “rinascita”, si sta rivelando un inferno. Altroché.