Riforma della Giustizia: il garantismo non diventi giustificazionismo

Si può essere garantisti per formazione e professione, ma le indiscrezioni sulla ‘Riforma della Giustizia‘ proposta dal ministro (eletto nelle file di FdI) Carlo Nordio, non convincono. Leggendo le indiscrezioni sul testo della riforma, è difficile dar torto al presidente dell’Anm che l’ha definito: “Non ha ambizioni importanti, sistematiche, ma contiene modifiche che, a mio giudizio, non vanno nella direzione giusta”.

Non si deve essere così ingenui da non sapere che un certo paradigma di valori tra destra e sinistra è da tempo mutato. Tuttavia, si potrebbe aspettare dalla destra, o almeno da una buona destra, la difesa di un concetto di legalità inteso nel senso più pieno del termine. Questo significa lotta al crimine, ma anche etica pubblica, senso dello Stato, rispetto delle regole.

Affermare che il garantismo non equivale a richiedere impunità è ciò che si aspettano i tanti elettori onesti di destra e di sinistra che sono sempre grati al lavoro di magistrati e forze di polizia. Per l’ennesima volta negli ultimi trent’anni, anche nella bozza di riforma della giustizia di Giorgia Meloni, si dimentica di quell’aspetto, tutt’altro che secondario, che vede nella cancellazione dei reati e dunque dei processi (anche quelli in corso) le parti lese che non vedono riconosciuto il loro sacrosanto diritto alla giustizia e la condanna del reo.

Abuso d’ufficio cancellato, traffico d’influenze ridotto ai minimi termini, limiti alla pubblicazione delle intercettazioni (e alla possibilità di citarle negli atti), inappellabilità delle sentenze di proscioglimento per una serie di reati e soprattutto un depotenziamento delle misure cautelari sembrano essere questa la ricetta di Meloni per migliorare la giustizia…

La sensazione che si ha è quella di un ribaltamento dell’idea di garantismo, per la quale non è più quello in cui tutti si devono riconoscere, ovvero “mai più un innocente in galera”, ma quello caricaturale del “mai più un colpevole condannato…”

Tutti dovrebbero essere garantisti, ma il garantismo non può essere giustificazionismo, che è un’altra cosa. Forse, sarebbe necessario per la politica, di destra e di sinistra, ripartire dalla forza dell’esempio piuttosto che dalla possibilità dell’impunità.

Potrebbe non essere più chiaro se sia di destra o di sinistra, ma è evidente che il concetto non sia più molto attuale. Tuttavia, un garantista che crede fermamente nello stato di diritto è sempre più convinto che sia necessaria intransigenza con chi si fa gli affari propri e di questo dovrebbe occuparsi una riforma della giustizia che voglia veramente fare gli interessi dei cittadini. Una riforma della giustizia che punti a migliorare realmente la situazione deve tener conto di questi aspetti, perché solo così potrà essere veramente efficace e rappresentare gli interessi di tutti.