Le proposte per rispondere all’offensiva economica di Putin, che vuol strozzare l’Europa con il ricatto del gas, non mancano. Ma l’Unione Europea, che pure ha risposto con una bentrovata unità alla invasione russa della Ucraina, è ancora troppo indecisa sulla questione energetica.
Putin minaccia gli europei dicendo che d’ora in avanti dovranno pagare gas, petrolio e carbone in rubli, la svalutata moneta russa che presto potrebbe valere come carta straccia. I Paesi europei hanno risposto picche, ricordando che nei contratti sottoscritti con i russi si parla di dollari non di rubli.
Putin ormai ha scelto la strada dello scontro senza mediazioni con l’Occidente, e potrebbe, dunque, mantenere fede alle sue minacce. Del resto ha sempre usato il rubinetto del gas per piegare l’Europa ai suoi voleri, come dimostra la storia del gasdotto Nord Stream, costruito d’accordo con la Germania e congelato da quando è scoppiata la guerra.
Chiedere i pagamenti in rubli dimostra che le sanzioni economiche contro la Russia stanno funzionando, ma fa emergere nello stesso tempo la contraddizione per cui noi europei stiamo continuando a pagare l’energia che ci serve ad un regime che usa quei soldi per alimentare il suo sforzo bellico contro l’Ucraina.
Sul Corriere della Sera, Federico Fubini ricorda quali sono le opzioni sul tavolo per l’Europa: “C’è l’idea italiana di fissare un tetto massimo al prezzo del gas in Europa, sostenuta dalla Spagna e accettata dalla Francia”. “C’è quella, tecnicamente percorribile senza aggravi, di imporre a Mosca una tassa sul suo petrolio che crescerà al prolungarsi dell’invasione in Ucraina. C’è l’idea di mettere i pagamenti per il gas in conti vincolati al ritiro dall’Ucraina”.
E ancora, “quella di smettere di comprare carbone russo (per 40 miliardi di euro l’anno) per sostituirlo magari con quello australiano. O quella di acquisti comuni europei di gas, petrolio — come si è fatto con i vaccini — per far sì che i Paesi dell’Unione non si lancino a competere l’uno contro l’altro in maniera fratricida per le risorse”. Qualsiasi sia la scelta da fare, bisogna essere consapevoli del fatto che non si può indugiare. Bisogna decidere e agire in fretta.
Soprattutto occorre che Berlino dopo anni di appeasement con Mosca, dopo aver costruito il motore economico tedesco anche sui rapporti con russi e cinesi, comprenda che l’epoca del mercantilismo che subordinava a sé la politica è finita con la invasione della Ucraina. L’unità dell’Europa deve affermarsi in tutti i campi, politico, della Difesa, energetico. Quella contro Putin è una ‘guerra totale’. Non siamo stati noi a scatenarla ma ora bisogna vincerla.
Le classi dirigenti europee dovranno spiegare tutto questo alle opinioni pubbliche della Unione. “Ma solo se l’Europa lo farà insieme, integrandosi, i cittadini più fragili potranno essere sostenuti in questo passaggio e ne usciremo tutti più forti,” chiosa Fubini. “Al momento — ha reso chiaro il vertice di ieri a Bruxelles — non siamo ancora lì”.