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Questa guerra può forgiare la nuova Europa unita e federale

Per lungo tempo gli europei hanno creduto che nel Vecchio continente fosse scoppiata una pace perpetua. Abbiamo pensato di aver espunto la guerra dalla nostra storia, delegando agli USA e alla Nato la difesa della nostra sicurezza e dell’ordine liberal-democratico.  Abbiamo cominciato a dare per scontati i valori della democrazia e abdicato a qualsiasi politica della forza. La guerra in Ucraina rimette in discussione tutto questo e ridà all’Europa un ruolo centrale. Una missione storica: salvare la democrazia in Ucraina, uno stato associato alla Ue, fermare l’invasore russo, far entrare Kiev nella Unione. Tutto questo per ridare forza ai valori sui quali abbiamo costruito la nostra pace e prosperità.

La discussione che si sta sviluppando tra i Paesi membri della Unione su una nuova indipendenza europea dal punto di vista della sicurezza militare ed energetica segna una nuova pagina che può, deve portare a costruire qualcosa di nuovo. “Questa è la prova del fuoco per l’Unione europea,” dice il professor Michele Chiaruzzi in una lunga e appassionante intervista con Sofia Ventura pubblicata da HuffPo Italia.  È una crisi che presuppone “una risposta articolata e unitaria” che la Ue ha cominciato già a dare dopo lunghi anni di immobilismo. L’atteggiamento remissivo  davanti alla Russia tipico di certo populismo euroamericano oggi è finito. Attacchi  come quello  in Georgia, l’annessione della Crimea o la invasione della Ucraina non potranno più essere tollerati.

Anche le spaccature tra i governi degli ‘Stati disuniti di Europa’ devono essere superate, pena la distruzione della Unione.  In quelle divisioni Mosca ha saputo incunearsi diplomaticamente per dividere gli stati europei, coltivando amicizie politiche, per minare le relazioni transatlantiche e  seminare la propria disinformazione tra le opinioni pubbliche euroamericane.  “Se la società aperta è colpita profondamente e strumentalizzata nelle sue articolazioni, nel suo pluralismo, nelle opportunità che offre, per ragioni di potenza e da forze esterne, guidate da regimi autocratici, allora è chiaro che la consapevolezza dell’importanza dei valori fondanti delle liberal-democrazie europee riacquista una crucialità che forse è stata trascurata”.

“Trascurata perché in condizioni di pace il ‘valore’ di quei valori non è compiutamente percepito. Improvvisamente lo si percepisce, invece, quando i valori sono minacciati concretamente e le persone che li incarnano sono minacciate fisicamente, nella loro esistenza personale e nel loro unirsi in unità politiche, le quali si concretizzano in principi quasi pre-politici, come la libertà, il pluralismo e la democrazia”, dice Chiaruzzi.  Gli Stati Uniti ci hanno messo in guardia sulla Ucraina rendendo pubblici i report della intelligence sui movimenti delle truppe russe in patria e fuori. Ma fino a quando l’intento di Putin non è diventato manifesto abbiamo continuato a ragionare sul presunto “dialogo” con il regime russo. Anche adesso rispunta un vecchio pacifismo terzista che non coglie la portata del cambiamento in atto. Che continua a perorare la causa del dialogo con Putin. A ‘comprendere’ le ragioni dell’invasore. Questo ci mette di fronte a due alternative.

“Gli europei possono assumere con coerenza una condotta unitaria che consideri l’architettura istituzionale e il sistema di valori che innervano la loro unitarietà e complementarità come un dato centrale, in nome del quale, per la difesa del quale, non si può abdicare alla forza utilizzata in modo spregiudicato e distruttivo contro l’Europa”. “Oppure dovranno fare obtorto collo ciò che un’altra potenza, ovvero gli Stati Uniti d’America, sta manifestando di voler fare. Ovvero non abdicare a questa violenza, a questa prepotenza, che mette a repentaglio non solo il continente europeo, ma l’ordine internazionale tout court.  Per questo gli europei hanno la necessità di interpretare questa nuova fase storica alla luce del bisogno oggettivo di rendersi soggetto politico unitario, perché se non lo fanno loro, saranno costretti da qualcun altro a manifestare una capacità oppositiva al progetto di espansione territoriale e politica della Russia”.

Il regime russo va fermato. Ma la grande scommessa da cogliere è quella di creare una nuova Europa più forte, una Europa politica e non solo economica, una Europa libera, unita e federale.