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Quer pasticciaccio brutto del fu centrodestra: è caos alleanze per le amministrative

Quer pasticciaccio brutto del fu centrodestra. Se i temi della politica nazionale e internazionale dividono ogni giorno di più la ex triplice alleanza Berlusconi-Salvini-Meloni, le elezioni amministrative di giugno prossimo stanno ponendo una vera e propria pietra tombale sullo schieramento “compatto” (????) di un tempo. Liti, divisioni, personalismi e ricatti, infatti, stanno mandando in pezzi quel poco che restava di un centrodestra dove è impossibile ragionare su una proposta politica e dove sembra ormai quasi impossibile, da nord a sud, giungere a candidature unitarie e condivise.

Le spaccature sono, infatti, molteplici ed evidenti, figlie dell’assenza di ragionamenti politici finalizzati al buongoverno della cosa pubblica. L’esempio più emblematico lo si ha in Sicilia, dove Forza e Italia e Lega sono contrari ad un Musumeci bis, come vorrebbe invece Fratelli d’Italia. E il summit ad Arcore di ieri tra Berlusconi e Salvini non ha portato a nulla. La Sicilia per l’ormai ex centrodestra rappresenta la situazione più critica, con ripercussioni in tutta Italia, e non solo per il governo regionale: anche a Palermo e a Messina, dove si vota per le Comunali, lo strappo non è sanabile. A Palermo azzurri e Carroccio punteranno, infatti, sull’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, ma i meloniani propongono Carolina Varchi. A Messina i patrioti della Meloni convergeranno invece sull’ex assessore regionale Maurizio Croce, sebbene la Lega abbia già dichiarato che sosterrà Federico Basile, vicino all’ex primo cittadino Cateno De Luca. Palermo, inoltre, è laboratorio di un nuovo grande centro che pesca in ambienti di destra, con Roberto Lagalla, assessore della giunta regionale di Nello Musumeci, candidato sindaco di Udc, Italia Viva e Buona Destra.

Una distanza abissale, tanto da spingere il fratello d’Italia Ignazio La Russa a invitare provocatoriamente Nello Musumeci alle dimissioni anticipate, così da votare il 26 giugno anche per la Regione, al fine di mettere alle strette gli “alleati”. “Non si può sganciare la trattativa sul capoluogo da quella per Palazzo d’Orleans – afferma La Russa -. Siamo pronti a rinunciare alla nostra pur valida candidata, Carolina Varchi, per appoggiare il nome scelto da Lega e Fi. Ma bisogna decidere subito anche la candidatura alla Regione. E nessuno ci ha ancora spiegato perché Musumeci non dovrebbe essere riproposto: forse perché non ha ricevuto neppure un avviso di garanzia? Forse perché non ha fatto toccare palla a nessuno?”. “Non hanno molto senso le date sfalsate fra Amministrative e Regionali – incalza ancora La Russa, con una forzatura su FI e Lega affinché escano allo scoperto sul Musumeci bis -. Accorpare le due consultazioni, farebbe il bene dei siciliani, cui risparmieremmo quattro mesi di balletto sulle candidature, e consentirebbe anche un notevole risparmio. Poi, certo, con questa soluzione l’esigenza di una pronuncia su Musumeci, da parte degli alleati, da urgente diverrebbe impellente. Con Nello ne ho parlato, ci sta riflettendo”. La risposta di Forza Italia, per bocca di Licia Ronzulli, non si è fatta attendere. “Ho sentito dell’ipotesi di dimissioni di Musumeci, e anche Berlusconi ne è informato – dice la delegata azzurra ai rapporti con gli alleati -. Ma conosco Nello e so quanto tenga ai siciliani. Al punto, credo, da non tradirli in nome di poltrone e giochi di palazzo. Sul nome per le Regionali discuteremo dopo le amministrative”. Come a dire: delle minacce di La Russa non ci curiamo.

Se il centrodestra in Sicilia piange, altrove non ride. Emblematico il caso di Viterbo, dove a giugno si terranno anticipatamente le elezioni per il rinnovo del Comune, dopo che a Natale Lega e Fratelli d’Italia hanno sfiduciato davanti ad un notaio il sindaco di Forza Italia Giovanni Arena. Il quale ora, con un trasformismo degno del miglior Depretis, scende di nuovo in campo a sostegno della candidata del Pd Alessandra Troncarelli. Nel capoluogo della Tuscia, feudo del deputato meloniano Mauro Rotelli, Fratelli d’Italia è da settimane in campo con la candidata Laura Allegrini, invisa però a quel che resta di Forza Italia (metà partito è passato in alleanza col Partito democratico) e alla Lega. Azzurri e camicie verdi, però, sono ancora in alto mare per la scelta di un candidato sindaco, dopo aver ricevuto i no di diversi esponenti civici e non solo. Un altro capoluogo di provincia, storica roccaforte del centrodestra dove però il centrodestra è finito nel guado e rischia di perdere il governo della città.

Non va meglio a Verona, dove Forza Italia si è sganciata dagli ex alleati Fdi e Lega che sostengono il sindaco meloniano uscente Federico Sboarina. Gli azzurri, infatti, sono intenzionati a sostenere Flavio Tosi, alla guida di un movimento moderato appoggiato anche dalla Buona Destra.

Il caos nel centrodestra, insomma, regna sovrano.