Ancor prima di discuterne seriamente, la voglia di proporzionale come un vento primaverile scompagina la maggioranza e le forze politiche che la compongono. In particolare il Movimento 5 Stelle e la Lega, percorsi da equilibri instabili, forze di governo che si comportano come se fossero alla opposizione.
La spaccatura più evidente si sta consumando nel partito di Conte e Di Maio, al lumicino nei sondaggi, sospeso tra la base ortodossa del No tutto (dalle pulsioni anti-Nato al no termovalorizzatore di Roma), l’unica che può garantire ancora a Conte un minimo di agibilità politica, e quella apparentemene più ‘matura’, che si è allineata a Draghi e al tradizionale ruolo dell’Italia nel sistema di alleanze e relazioni transatlantiche, ovvero Di Maio e i suoi.
Conte ormai è tornato alla cosa che sa fare meglio, subordinare la politica alla comunicazione, in una girandola di interviste, dichiarazioni, post sui social, che sono altrettanti affondi, aggravati e continuati, alla stabilità dell’esecutivo.
Il bersaglio è sempre Draghi. Draghi che dal termovalorizzatore di Roma agli impianti di rigassificazione vuole una nuova politica energetica nel nostro Paese, il contrario di chi sogna la decrescita antimoderna. Draghi che vuole mandare armi agli ucraini e qui la questione si complica, perché dopo aver votato il Dl Ucraina, i grillini hanno fatto dietrofront per mero calcolo elettorale, e adesso Conte parla addirittura di “escalation militare” anche se non si capisce quale visto che è stato Putin a scatenare la guerra e sempre Putin ad annunciare, sulla Piazza Rossa, che l’invasione continuerà.
Così Conte, forse anche più di Salvini, sembra già un passo fuori dalla maggioranza, salvo poi giocare il ruolo della vittima e prendersela con la stampa che scambia il movimento per una banda di “molestatori”. Dal vittimismo al complottismo il passo e breve, come abbiamo appreso alla scuola di formazione grillina, quando Conte ha fatto capire che qualcuno vorrebbe il movimento fuori dal Governo. Ma chi, di grazia?
Viene da chiedersi cosa succederà nel movimento quando non ci sarà più Draghi a fare da punto di caduta tra Conte e Di Maio, idem per la Lega di Salvini e Giorgetti (e Fedriga, Zaia, eccetera eccetera). Fatto sta che sempre sulla Ucraina il Salvini pacifondaio è quello che al momento somiglia di più all’Avvocato del Popolo, per insofferenza verso il Governo e comunicazione vuota. Tanto che viene legittimamente da chiedersi se non si stia rinsaldando quell’asse gialloverde, il governo dei populisti, il Conte 1 della destra sovranista e filoputiniana, che tutti ricordiamo come uno dei peggiori governi degli ultimi lustri.