Il 110% affonda Giorgia Meloni e con lei tutta la retorica propagandistica di Fratelli d’Italia.
Il 110, come dicevamo, non riguarda il bonus ristrutturazioni di memoria contiana (anch’esso portatore di problemi per Giorgia), ma piuttosto la percentuale di migranti sbarcati in Italia in più rispetto al 2022, quando al governo c’era Draghi e al ministero degli interni c’era Lamorgese… per essere chiari.
Questi sono i dati contenuti nel report del Viminale: nei primi sette mesi dell’anno sono arrivati 89.158 profughi, con un aumento del 115,18%. La Tunisia è il primo paese di partenza. Due migranti su tre partono dalle coste tunisine ed è proprio la Tunisia a rappresentare un altro ostacolo per Meloni. A quel paese, in assenza di qualsiasi strategia politica, la premier ha “regalato” (rectius fatto regalare dall’UE) oltre 250 milioni di euro (150 milioni di euro a sostegno del bilancio tunisino e 105 milioni per il controllo delle frontiere), soldi inutili gettati nelle mani del dittatore Saied.
“Fino a ieri avevamo questa mentalità secondo cui la migrazione non può essere limitata e i confini non esistono. Non è il mio approccio: i confini esistono e l’immigrazione va gestita”, queste sono le parole pronunciate dalla premier al termine della “conferenza su migranti e sviluppo” organizzata a Roma dal governo il 23 luglio u.s. (senza la partecipazione di paesi come Francia e Germania). Parole che alla luce dei numeri odierni appaiono quantomeno paradossali.
E già, perché ciò che è stato definito con grande enfasi “il processo di Roma” al termine di quella conferenza si è già concluso con una inappellabile sentenza di condanna per le politiche del governo Meloni, incapace di gestire il problema dell’immigrazione al punto da fare molto peggio di ogni altro predecessore.
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Le motivazioni di questo fallimento hanno radici lontane, che affondano nel populismo e nella propaganda che hanno portato Meloni e il suo partito a vincere le elezioni al grido di slogan come “blocco navale” o con riferimento alle navi ONG: “Se una nave è pirata, va affondata.” Oggi queste strategie li inchiodano alle responsabilità, soprattutto nei confronti di tutti quei cittadini che in buona fede hanno creduto a questa “bufala per ingenui”, come l’ha definita qualche tempo fa Federica Oliva sull’Huffington Post.
Tuttavia, molti leader delle opposizioni rischiano a loro volta di passare per “ingenui” (ad eccezione di Bonaccini che, dalle pagine di Repubblica, ha attaccato il governo dichiarando: “La Destra è incapace nella gestione dell’immigrazione, gli arrivi sono quadruplicati con questo governo.”). Questi leader sono caduti nella trappola della “distrazione di massa meloniana”, che nel tentativo, riuscito, di parlare d’altro rispetto alle emergenze del paese, ha messo in piedi la passerella agostana sul salario minimo. Questa passerella si è conclusa con un “imbarazzante” nulla di fatto, rimesso nelle mani del Cnel (quell’organo costituzionale che tutti volevano abolire…).
Sarebbe ora, invece, di gridare tutti insieme dalle opposizioni che “il re è nudo” e che la propaganda del governo è stata finalmente smascherata. La politica, prima di essere costruttiva, deve essere seria e deve denunciare le bugie e le falsità che, ingannando gli elettori, hanno permesso a Giorgia Meloni e al suo partito di arrivare al governo del nostro paese.”