Chi paga il prezzo? La tassa sulle banche che affossa gli italiani

La/il Presidente Meloni ha rivendicato con orgoglio la tassa sulle banche.

Ha detto che è una questione di “giustizia” -una roba da “Stato etico”-. Ora, giusto per intenderci: molti italiani hanno acquistato casa in questi anni e hanno preferito un mutuo a tasso variabile, assumendosi il rischio delle fluttuazioni dei tassi d’interesse.

Capita che per alcuni anni quegli italiani abbiano goduto di tassi molto bassi, risparmiando molti soldi.
Da un anno e mezzo gli stessi italiani hanno subito un aggravio di costi, certamente pesante, per alcuni insostenibile.

Cosa fare? In una nazione dove vige un’economia capitalista la libera scelta di un consumatore impegna solo chi la compie, lo Stato può intervenire con strumenti per agevolare chi è in difficoltà e finanziariamente più debole.

In Italia no, in Italia esiste un sistema di economia paternalista, dove chi rischia o sbaglia, non paga per i propri azzardi o errori, ma al suo posto vengono usati i soldi di chi ha fatto scelte più prudenti e più sostenibili per le proprie capacità di spesa.

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Lo stesso principio è stato applicato al fisco dai socialisti patrioti al governo: si agevola con condoni chi elude e evade, si abbassano drasticamente le aliquote di chi può farlo e si usa la cassa di chi tiene in piedi il sistema con una ritenuta alla fonte. Si favoriscono i furbi e i pirati che lavorano in nero, si deprime la concorrenza e il libero mercato, penalizzando chi osserva le regole.

Dicono di non voler perseguitare chi non riesce a pagare, ma dovrebbero prima fare la pace con chi le tasse non può che pagarle!

Ma il discorso potrebbe andare avanti, declinando il concetto di uno Stato forte con i deboli e mansueto con i protetti in ogni contesto della vita economica e sociale del Paese.

No, Giorgia Meloni la tua non è giustizia, né politica, è solo propaganda vile e populista, difesa di privilegi e intoccabili.