Occhio a tirare troppo la corda, cari Salvini e Conte, perché prima o poi la corda si spezza e ci rimettiamo tutti! Il gatto e la volpe della politica italiana fanno come i ladri di Pisa di manzoniana memoria. Si accapigliano di giorno per spartirsi il bottino di notte. Fragili figure politiche ormai in declino, paranoiche fino al parossismo complottista i due sovran-populisti stanno giocando a un gioco davvero pericoloso.E’ un po’ come camminare da ubriachi sulla fune senza protezioni. E alla fine qualcuno potrebbe farsi davvero male. E qualcuno potrebbe davvero stancarsi.
Ecco, quel qualcuno (quello che si stanca, non quello che si fa male) si chiama Mario Draghi: di mestiere ha fatto il banchiere quindi ha una mentalità lineare, a tratti quasi ingenua per il circo politico italiano, e non è uomo da tutte le stagioni. Anzi. E’ personaggio chiaro, netto, deciso e a tratti pure preveggente. Uno che le cose sa dirle e sa prevederle e sa pure farle.
“Scegliete, volete la pace o il condizionatore” ebbe a dire qualche mese suscitando l’ilarità quando non proprio la riprovazione di qualche amante feticista del protocollo comunicativo istituzionale. Eppure aveva ragione lui: oggi, siamo a dover scegliere tra la pace e il condizionatore. Questo per dire chi è Mario Draghi, in due parole.
Sempre tempo addietro Draghi ebbe a specificare che non è uomo attaccato alla poltrona politica, che un lavoro ce l’ha o se non ce l’ha lo trova, o che non lo vuole trovare, può benissimo fare il nonno. Ecco, attenzione che non vada a finire proprio così, che qui ci si fa male davvero! L’Italia non può permettersi una Draghiexit.
Però pare che questa circostanza, invero lapalissiana, sfugga ai limitati orizzonti dei due Cavalier Tentenna visto che ciascuno dei due continua a forzare la mano in cerca di tesori (voti e consenso prevalentemente) perduti e ormai non più recuperabilli. Meglio sarebbe la responsabilità, ma per i Salvini e Conte questa è come il coraggio di Don Abbondio: se non ce l’hai non è che lo puoi far venire! Sullo sfondo c’è un paese in difficoltà, ci sono tensioni sociali montanti, c’ è una pandemia che continua a correre nel silenzio totale, c’è una guerra… Insomma, di cose da fare ce ne sarebbero e anche abbondanti se si riuscisse a uscire dalle impasse che ciclicamente bloccano l’azione di governo per fatto e colpa dei leader gialloverdi. Finora in questo Salvini è stato leggermente meglio di Conte (oddio, che battaglia!), anche se ciò potrebbe non essere più vero per il futuro visti i recenti ruggiti del coniglio meneghino.
Caro Mario, chi te l’ha fatto fare di mischiarti con sta gente qua? Potevi tu immaginare che la politica italiana fosse ridotta a un asilo nido? Forse si, forse no. Chissà. Oggi come ieri il senso di responsabilità e l’obiettivo amore per il Paese ti fanno resistere ed è un bene. Ma la pazienza ha un limite!
Peraltro Draghi ha fatto capire ancora una volta come non sia saggio abusare della pazienza altrui quando ha detto che “senza movimento cinque stelle questo governo è finito”! Più chiaro di così! Ma con certa gente “repetita iuvant”. Difficile che Supermario si faccia logorare in paludi parlamentari, più facile che quando la misura sarà colma, stacchi lui la spina. Ma quanto conviene a questo paese l’eutanasia politica di Mario Draghi? Non conviene per niente, anzi sarebbe disastrosa. Il voto in autunno vorrebbe dire una campagna elettorale compressa e votata unicamente alla propaganda fine a se stessa, vorrebbe dire blocco dell’azione riformista e dei soldi del PNRR, vorrebbe dire perdita totale di credibilità nei confronti dell’Unione Europea e dei partners internazionali per i prossimi secoli (verosimilmente).
Vale la pena? Vale davvero la pena stancare Mario Draghi per avere Giorgia Meloni o di nuovo Giuseppe Conte (che frattanto ambisce pure a ritornare premier)? Con il dovuto rispetto, sono preferibili cento Mario a una Giorgia o a un Giuseppe! Questo in generale, oggi poi è addirittura ridicolo anche solo pensarci. Ma purtroppo, il bizzarro effetto di questa irresponsabilità politica porta pure a doversi porre il problema. Per questo, l’appello rivolto a Mario Draghi è quello di resistere, di pazientare, di volerci bene (a noi italiani di buona volontà) e far capire ai vari Conte, Salvini, Letta e quant’altri, che la ricreazione è finita. Ma finita per davvero!