Mentre emergono le confessioni su saccheggi e stragi inenarrabili, lo zar di Russia è sempre più solo e, per questo, più pericoloso. “Putin è un pazzo… qui ci sono cadaveri dei civili dappertutto…». Sono stralci delle intercettazioni raccolte dai cronisti del New york Times, che hanno impiegato due mesi di lavoro per la verifica dell’autenticità. Si di tratta di telefonate finora rimaste inedite, tutte effettuate da una precisa zona occupata in quei giorni dai russi, che rivelano quanto l’esercito di Mosca fosse allo sbando, equipaggiato male e scoraggiato.
Oggi, sei mesi dopo, gli stati d’animo sono peggiorati. In Russia le proteste contro la guerra guerra crescono di giorno in giorno. “Scendere in piazza è ancora un rischio. Si viene pestati, arrestati, si rischiano fino a 15 anni di carcere. Ma la mobilitazione ha risvegliato migliaia di persone finora apolitiche. Le madri che si vedono mandare i figli al fronte, i ragazzi. Tra loro e Putin c’era un patto tacito: lui governava come voleva, ma alla maggioranza silenziosa chiedeva pochissimo. Ora li manda a morire”. A parlare, in un’intervista al Corriere della Sera, è Leonid Volkov, 41 anni, presidente della Fondazione Anticorruzione fondata da Aleksej Navalny, leader dell’opposizione russa. Vive a Vilnius e racconta che Navalny “sta male, chiuso in una cella liscia di due metri per tre, privato del diritto a consultarsi coi suoi avvocati che non possono mostrargli documenti”.
Secondo Volkow il dissenso costerà a Putin ma, su un altro versante, per ora gli rende. “Finora il regime ha prosperato su un 60% di russi indifferenti alla politica. Oltre a loro c’è un 25-30% di gente che non ama Putin, contro cui la repressione è scatenata. E infine un 10% di falchi che vogliono più sangue, più guerra. Hanno iniziato a spazientirsi. Ma come: ci ritiriamo? Il sangue versato finora è stato inutile? Stiamo perdendo la guerra? L’abbiamo cominciata per non vincerla? Putin sa che molti dei suoi più forti sostenitori lo ritengono ora un incompetente. E per tenerli buoni ha alzato la posta”.
E un esercito scontento, capita, è spesso la base di un golpe. a Volkov lo ritiene improbabile. “I graduati sono corrotti e anche deboli e demoralizzati, e Putin ha fatto apposta sostituzioni sistematiche in ruoli chiave: ha licenziato vari viceministri della difesa e se non licenzia Shoigu è solo perché è ormai famoso quanto lui e mandarlo a casa vorrebbe dire “abbiamo sbagliato”.
Allo stesso tempo però è il malcontento dei generali che ci salva dall”escalation nucleare”. E il motivo è chiaro: non c’è la valigetta col bottone in mano a Putin, ci sono cinque o sei livelli di comandi da eseguire, se lui dà ordini di usare armi nucleari. Bisogna che questi cinque o sei gli obbediscano. Lo faranno? O si ammutineranno e lo arresteranno? “È una scommessa che
non sembra che lui osi fare», dice Volkov che ritiene le minacce nucleari efficaci solo come ricatto. “Se Mosca usasse la bomba atomica – spiega – non avrebbe più alleati né simpatizzanti, e non prenderebbe comunque l’Ucraina. Inoltre non si è mai visto nella storia militare un Paese che sta perdendo una guerra sganciare l’atomica. Avrebbe avuto senso farlo ad aprile.
Ora è una costosa follia. Detto ciò, chi lo sa. Putin non è un attore razionale e la mobilitazione è un errore clamoroso. Lui non è mai stato uno che prendesse di questi rischi. Ora scontenterà
sia i suoi sia la gente. Questi militari poi non sono buoni, hanno tirato su di tutto, orbi, zoppi, vecchi. Il morale degli ucraini è altissimo, il nostro è a terra. La guerra difficilmente sarà vinta. Si sarà solo allungata”».