I ricatti di Silvio e Matteo a Giorgia, rischio appoggio esterno?

Sta avvenendo quello che qualcuno aveva previsto: cominciano a spuntare le prime tensioni nel centrodestra. La leader di Fratelli di Italia Giorgia Meloni ha vinto alle elezioni, ma ha trionfato sottraendo voti ai suoi alleati Matteo Salvini e Silvio Berlusconi (Lega e FI), che avendo mal digerito la faccenda, ora pretendono un risarcimento e puntano i piedi sui ministeri.

Alcuni fedelissimi del segretario del Carroccio hanno già fatto sapere alla vincitrice delle elezioni che per Salvini il Viminale è una pregiudiziale: quel posto così ambito non può che andare a lui, che in queste settimane di campagna elettorale tanto si è speso sui temi della sicurezza e della lotta all’immigrazione clandestina. Ma la futura premier non ha alcuna intenzione di assecondare le richieste del segretario della Lega. La Meloni teme, infatti, che il presidente della Repubblica Mattarella possa avanzare qualche perplessità su una nomina del genere. Non dimentichiamoci che il capo del Carroccio è sotto processo nel caso Open Arms, per presunti reati commessi nella sua precedente esperienza al ministero dell’Interno. Come si può passar sopra a tutto questo?

Le fonti ufficiali, ovviamente, tacciono i dissapori: nella nota di FdI si sottolinea che al faccia a faccia di ieri tra Meloni e Salvini c’è stato un “clima di grande collaborazione”. Ambedue hanno manifestato “la soddisfazione per la fiducia data dagli italiani al centrodestra” e “il grande senso di responsabilità che questo risultato comporta”. Meloni ha rivelato poi che “non si è parlato di nomi, incarichi, attribuzioni di deleghe” e ha smentito “presunti veti”. Insomma si è cercato di minimizzare i retroscena usciti sui principali quotidiani che parlano di minaccia di appoggio esterno da parte della Lega nel caso in cui a Salvini si neghi il Viminale.

Strada in salita per Meloni, come avrete capito, anche perché pure l’incontro con il coordinatore di Forza Italia Antonio Tafani martedì non è andato nel migliore dei modi. I forzisti chiedono pari rappresentanza rispetto alla Lega e Tajani, che dopo l’incontro è volato ad Arcore, punta a ministeri di primo piano: Esteri, Difesa o Interni. Ma le recenti esternazioni di Berlusconi su Putin preoccupano la leader di FdI, che vorrebbe non commettere errori già ai nastri di partenza. Sa che gli occhi degli Usa e di Bruxelles sono puntati su Palazzo Chigi. Rumors parlano poi di un desiderio “proibito” del Cavaliere: diventare presidente del Senato. Staremo a vedere…