Il principale errore di Putin con la guerra in Ucraina è stato quello di aprire gli occhi del mondo sulla sua anacronistica volontà imperialista. Ne è convinto il premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa, che sulle colonne di Repubblica ha fatto un’analisi socio politica del declino del novello Zar.
Che ha forzato oltremodo la mano innaffiando di sangue, anche russo, l’Ucraina, con la conseguenza evidente di essersi attirato le antipatie di tutti e di non aver calamitato il consenso neanche degli alleati storici e degli amici più vicini. Per non parlare del malcontento interno, che passa per la popolazione scesa in piazza con la vergognosa repressione che ne è conseguita, ma anche per le prese di posizione di alcuni oligarchi, come Alexei Mordashov, considerato l’uomo più ricco di Russia, che ha fortemente criticato l’invasione dell’Ucraina.
“I calcoli di Putin di assicurarsi la fedeltà dell’Ucraina dopo l’invasione abusiva, erano dunque tutti sbagliati – scrive il premio Nobel -. Che cosa abbia motivato il colossale errore di Putin e dei suoi colleghi di governo con questa invasione abusiva e imperialista, che mette la Russia alla pari con l’invasione hitleriana della Cecoslovacchia, con il pretesto di ‘proteggere la popolazione russa’ dalle umiliazioni che stava subendo? La passività del popolo russo, sedotto dalla presenza a capo del suo governo di un leader relativamente giovane e audace, che accumulava tutti i poteri e sembrava portare ordine in un Paese minacciato dal caos e dalla disunione”.
Vargas Llosa confida che la minaccia nucleare svegli la Russia “dal di dentro”. “La Russia è il paese detentore del maggior numero di bombe atomiche, che, si spera, il leader del Cremlino non penserà di usare, mettendo in pericolo la pace mondiale – conclude -. Questo è il pericolo di iniziare qualsiasi azione militare da parte di una delle superpotenze del nostro tempo: che l’azione militare possa arrivare a usare quelle polveriere che potrebbero spazzare via ogni forma di vita civile su questa terra. Speriamo che il popolo russo, finalmente mobilitato a favore della pace, possa porre fine a questa minaccia”.