Pnrr, ritardi su ritardi: la Mission “Salute” rischia di saltare

La Mission 6 “Salute” finanziata dal Pnrr è a rischio. Ad essere in forse sono un bel po’ di soldi: si parla di due miliardi per case di comunità e maxi ambulatori aperti 7 giorni su 7 (con la facoltà di eseguire accertamenti e analisi di primo livello), un miliardo destinato agli ospedali di comunità e strutture pensate per quei pazienti che, dimessi dagli ospedali, non sono ancora in grado di tornare a casa; e infine 1,6 miliardi per l’adeguamento antisismico dei nosocomi fatiscenti, che non sono pochi da noi. Dall’incrocio dei dati in possesso del ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, e quelli del suo collega della Salute, Orazio Schillaci, viene fuori una situazione decisamente preoccupante. Siamo di fronte a gravi criticità che potrebbero compromettere una delle missioni più importanti previste dal piano.

Le case di cura e gli ospedali subiscono l’aumento dei costi dei materiali e lo scarso interesse delle imprese edilizie a lavorarci. Gli investimenti per la messa in sicurezza dei nostri vecchi nosocomi sono in ritardo per la stessa ragione. A non decollare anche l’assistenza domiciliare, come pure quegli strumenti di intelligenza artificiale a supporto dell’assistenza primaria. A rilento anche l’assegnazione di 1.800 borse di studio in medicina generale, fondamentali per rispondere alla desertificazione degli studi dei medici di famiglia. Insomma, l’avrete capito: dalla relazione del governo emergono con chiarezza problemi e debolezze che non consentirebbero di realizzare gli obiettivi nei tempi previsti. 

Come osserva Paolo Russo su «La Stampa», consapevole dei ritardi, il governo andrebbe verso “il depennamento dal Pnrr dei progetti per costruire ex novo 400 delle 1.350 case di comunità, che per il resto verranno realizzate con opere di ristrutturazione”. Basta, tuttavia, andare sul sito del Ministero della Salute per scoprire che si è in ritardo anche su un altro punto fondamentale per gli anziani malati: quello di aumentare entro il 31 marzo scorso i pazienti da assistere a domicilio, che entro il 2026 dovranno essere il 10% della popolazione over 65 e che sono invece ancora al di sotto del 3%. Senza contare i ritardi della “reingegnerizzazione del nuovo sistema informativo sanitario a livello locale”. È inutile dirlo: sarebbe grave, gravissimo, che le risorse del Pnrr per migliorare il sistema sanitario vengano sprecate. Non può esserci più spazio ad ambiguità: l’esecutivo deve far sapere se è in grado di realizzare tutte le case di comunità e gli ospedali promesse e soprattutto se sono ancora intenzionati a portarli a compimento.

Il governo deve dare delle risposte al Paese. E subito. Del resto “investire più risorse del Pnrr in salute”, è quel che pensa il 58% degli intervistati che ha risposto alla domanda “In quali settore sarebbe più strategico investire i fondi del Pnrr” della ricerca ‘I cittadini e il rapporto con la sanità digitale’, presentata a Roma da Fondazione Italia Digitale e Lean Healthcare Award. Dopo il settore salute, il 34% degli intervistati ha scelto il settore istruzione e ricerca. Prenda nota l’esecutivo!