Per Papa Francesco “le famiglie senza figli” sono “la nuova povertà” che lo spaventa e non vedere il problema della denatalità è “un atteggiamento miope”.
Sulla stessa linea il messaggio del presidente Mattarella che sottolinea come la crisi demografica sia “uno degli aspetti più preoccupanti” e chiede di “tutelare la famiglia” e di conseguenza la maternità, l’infanzia e la gioventù. Non tralasciando le donne che “devono affrontare ancora oggi troppi impedimenti e difficolta’ per raggiungere una piena parità” e suggerisce che un “apporto essenziale” puo’ venire dalla conciliazione dei tempi di cura della famiglia e dei tempi di lavoro” perchè “non puo’ esservi opposizione tra impegno professionale, attivita’ lavorativa e scelta di maternita’”. Si sono aperti ieri mattina all’Auditorium Conciliazione di Roma gli Stati Generali della Natalità, durante i quali è emerso chiaramente quanto sia urgente dare risposte reali alle famiglie e ai giovani, con un nuovo modello integrato pubblico privato di welfare aziendale per conciliare tempi di vita e lavoro. E il promotore degli Stati Generali Gigi De Palo è fiducioso, nonostante tutto: “Si può fare” (titolo dell’appuntamento) ad invertire la tendenza e a raggiungere i 500 mila nati a patto “tutto il sistema Paese se ne fara’ carico”.
Per salvare l’Italia dall’estinzione servirebbero 500 mila nuovi nati all’anno, quasi il doppio delle attuali 399 mila nascite annue. “Dal 2008 – ha detto Gigi De Palo, presidente del Forum delle Famiglie, organismo collegato alla Cei – c’è stato il crollo totale coincidente con la crisi economica. Mai così pochi bambini nati dall’Unità d’Italia! Trecentonovemila persone… abbiamo perso una città come Bari. L’anno prima il saldo morti/nati era stato di circa 350mila. Avevamo perso una città come Firenze”. “L’economia – ha aggiunto – è collegata a cultura e mentalità: la natalità spesso rischia di coincidere con la perdita di lavoro della donna. Dovremmo fare come Germania e Francia, se applicassimo le stesse politiche si potrebbe avere un desiderio superiore di avere figli”. “In Italia pochi sono propensi a fare più figli, chi lancia il cuore oltre l’ostacolo. Oggi questo è un paese che sta diventando a dimensione famigliare ma stiamo recuperando 25 anni in cui non è stato fatto nulla adesso la sfida è recuperare quello che non è stato fatto in passato”, ha continuato De Palo. “Non dipende tutto dalla politica, dobbiamo sentirci tutti convocati e per vincere è necessario fare squadra tutti insieme. Bisogna raccontare anche a livello mediatico che la maternità e mettere al mondo un figlio è bello”.
L’obiettivo dei mezzo milione di nati, per il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, stando alle tendenze si può raggiungere nell’arco di 40/50 anni, “ma il vero sforzo è arrivare a questo risultato in dieci anni” perche’ la politica, a suo parere, ora è più consapevole “anche nell’azione”. Azione confermata dal ministro all’istruzione Patrizio Bianchi che ci ha tenuto a sottolineare: “Si può fare e lo stiamo facendo” di lavorare per la ripresa demografica ricordando i quasi 5 miliardi investiti per la scuola.
“Stiamo facendo quello che ha detto il nostro Presidente – ha puntualizzato Bianchi – stiamo creando le occasioni per poter lavorare, avere una propria vita, dove ci deve essere la scelta di poter essere genitori” e “per me avere dei nipoti”. Concretezza che ha rivendicato anche la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti citando l’assegno unico e l’entrata in vigore del Family Act che “portera’ effetti sul medio e lungo termine” sulla ripresa delle nascite e definendolo “la prima riforma integrata delle politiche familiari che decide di investire nelle famiglie ed aprire una prospettiva di futuro”. La questione della natalità per il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti “deve entrare a far parte di quella che è la stagione dei grandi investimenti pubblici europei. Altrimenti alla fine di un ciclo di investimenti, noi avremo un Paese simile o peggiore di quello precedente al Covid”. Per il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri per la Capitale ci deve essere “un grande patto tra pubblico e privato” per quella che ha definito la città dei 15 minuti proprio per conciliare la vita e il lavoro.