Caro Cairo, non c’è proprio niente da ridere sulla disinformazione russa

L’editore di La7, Urbano Cairo, difende la scelta della rete televisiva di mandare in onda i filoputiniani, in una intervista al Foglio. “L’unica cosa sbagliata da fare nell’editoria, credo io, è sottrarre,” spiega Cairo. “La cosa sbagliata è spegnere. Non fare sentire. Silenziare. Quello è l’unico vero potere di persuasione occulta e pericolosa. Il potere da non esercitare”.

E ancora: “La7 non è una televisione putiniana. E’ ovvio. La7 fa ascoltare e vedere tutto. Il che è esattamente il contrario del putinismo, è il contrario di ciò che avviene nei paesi autoritari. Da noi, se senti parlare i russi ti fai un’idea. Infatti è giusto ascoltarli. Inoltre, quando queste persone, questi ospiti, fanno propaganda vi assicuro che il telespettatore li sgama immediatamente”. “Le persone non sono stupide. Oggi la gente che ascolta ore e ore di tv è molto disincantata. Non la convinci dicendo due stupidaggini”, e fin qui, benvenga.

Poi però l’editore di La7 aggiunge una considerazione perlomeno discutibile: “di alcuni di questi personaggi televisivi filoputiniani secondo me la gente ride”. Insomma, c’è la guerra, l’Ucraina è stata invasa, la Russia manipola le opinioni pubbliche occidentali, un giorno sì e l’altro pure i programmi televisivi sono pieni di commentatori che sputano sull’Occidente, brutto e cattivo, e “la gente ride”?

Beh, c’è poco da ridere se il Copasir sottolinea che siamo nel bel mezzo di una ‘infowar’ con ospiti russi travestiti da giornalisti ma al libro paga di Putin e agenti di influenza più o meno consapevoli del loro ruolo che alimentano la propaganda del Cremlino. “Sì, anche, ma in mezzo a tante altre voci che vengono messe a confronto”, dice Cairo. E conclude con una difesa della libertà di parola. Poi, la presa di posizione “sono ammirato dalla tenacia, dall’orgoglio, dalla forza e dalla dignità del popolo ucraino che resiste contro l’invasore”.

Eppure a seguire i social de La7 che quotidianamente riprendono i programmi della rete televisiva tutta questa adesione verso il popolo ucraino che combatte l’invasore non è che emerga poi così chiaramente; questo non perché la7 sia ‘putiniana’, ma perché i conduttori e i loro media manager sanno che presentando al pubblico opinionisti contradditori, provocanti (e speriamo non agenti provocatori) lo share sale. Siamo così sicuri che inseguendo lo share a tutti i costi, i conduttori in questi tre mesi abbiano garantito un vero pluralismo informativo? Fonti approfondite e autorevoli? Siamo consapevoli del rischio delle fake news, della ‘post verità’ e di una (dis)informazione occulta, molto lontana dal modello giornalistico della BBC?

La verità, caro Cairo, è che non c’è niente da divertirsi davanti a quello che sta accadendo. In Ucraina e sui media italiani.