Stiamo vivendo la prima guerra mondiale digitale e Putin la sta perdendo. A Winston Churchill erano serviti due anni per mettere insieme la coalizione destinata a combattere il nazismo. Il presidente ucraino Zelensky ha ottenuto lo stesso risultato praticamente in due settimane utilizzando la tecnologia digitale del Ventunesimo secolo. La guerra in Ucraina ha raggiunto un livello di totale internazionalizzazione digitale: i campi di battaglia vengono filmati metro per metro da droni e satelliti dei governi e degli eserciti che la combattono, ma sempre più spesso i protagonisti sono diventati i telefoni cellulari che trasmettono video e foto sul web e i social media.
Il mondo intero è rimasto praticamente scioccato dalla mancanza di professionalità dell’esercito invasore russo e dalle capacità dimostrate dai difensori ucraini. Ma se oggi abbiamo questa consapevolezza del conflitto deriva dal fatto che esso si combatte anche sul campo di battaglia digitale. I russi non hanno potuto nascondere atrocità e massacri che hanno commesso nelle zone occupate temporaneamente o che sono state recentemente liberate dalle forze militari ucraine. E quelle atrocità non potranno più essere cancellate. Nulla scompare sul web e nei social media, tutto si ricorda. Video, fotografie ad alta risoluzione, i metadati collegati a queste immagini, diventeranno altrettante prove che potranno essere utilizzate dai tribunali militari o internazionali.
Un esempio? Gli hacker ucraini hanno bucato una telecamera di sicurezza in un ufficio postale militare bielorusso mettendo online scene disgustose sui militari russi che avevano depredato beni della popolazione invasa e li stavano mandando alle loro famiglie in Russia: giocattoli, padelle, laptop, addirittura biancheria intima femminile. Ma c’è ben altro da raccontare. Quando i militari russi si sono divertiti a derubare i cellulari della popolazione ucraina, hanno iniziato a inviare immagini e a telefonare a casa soddisfatti del fatto di poter contattare i loro cari gratis. Nessuno però li ha informati del fatto che l’intelligence ucraina aveva accesso a tutte queste telefonate. Le comunicazioni dei “liberatori” sono state tracciate, registrate e documentate, compresi i metadati (informazioni preziose come la geolocalizzazione per esempio).
I numeri di cellulare ucraini rubati sono stati quindi trasformati in target dai campaign manager della difesa ucraina per spingere gli utenti, preferibilmente soldati russi o le loro famiglie, a disertare. La stessa operazione è stata fatta sui numeri russi raggiunti dalle chiamate. La difesa digitale ucraina ha quindi iniziato a coltivare sfiducia, a instillare la paura e il panico nei destinatari, diffondendo narrazioni ostili a Putin. I soldati russi hanno iniziato a ricevere messaggi ed sms terrorizzanti: “dopo la guerra, vi troveremo; la nostra vendetta è imminente; tu e i tuoi familiari non sarete mai al sicuro, anche se non lascerete mai la Russia. L’American Thinker ha pubblicato uno di questi messaggi: “Forse non oggi, ma domani o tra un anno, morirai. Ti stiamo venendo a prendere”.
Non che i russi fossero a corto di apparecchiature per le comunicazioni in sicurezza prima dell’invasione, ma ancora una volta a colpire è la scarsa formazione digitale delle truppe russe che ha impedito in molti casi di utilizzare quelle tecnologie. I russi hanno usato poco e niente le modalità di comunicazione digitali crittografate. Hanno lasciato i sistemi wireless aperti, in condivisione, permettendo alla intelligence ucraina di ottenere informazioni preziose sulle forze in campo e su come si stavano muovendo. Di fronte a una situazione del genere, ancora adesso gli ufficiali russi restano sconcertati di come l’artiglieria pesante ucraina riesca a colpire a distanza e con tale precisione.
La guerra digitale è iniziata appena gli invasori sono entrati in territorio ucraino. Sono stati craccati i database con dentro 120mila nominativi di militari e ufficiali russi che combattono in Ucraina. I loro nomi, gli indirizzi, i numeri dei passaporti, gli identificativi militari. Grazie a complesse operazioni di data mining sono stati diffusi i numeri di telefono di militari russi, dei membri delle loro famiglie, i loro hobby, i viaggi che hanno fatto, le fotografie con amici e genitori. Una cosa del genere prima non era mai accaduta. I nomi e cognomi degli aggressori che si sono macchiati di crimini per la prima volta nella storia potrebbero essere ‘guglabili’, anzi probabilmente già lo sono.
Ci sono anche state molte polemiche sulle informazioni fornite regolarmente dal governo ucraino sui caduti russi. Il Cremlino continua a smentire le cifre fornite da Kiev e ha secretato in tutti i modi le informazioni sul numero delle truppe perse. Ma il Ministero della Difesa russo ha continuato a pubblicare gli elenchi delle decorazioni militari. E in questi elenchi sono presenti informazioni su nomi, cognomi, gradi, unità militari, insomma i dati dei caduti che hanno ricevuto medaglie al valore. Su questi dati acquisiti dalla difesa digitale ucraina sono state fatte stime sul numero di soldati russi caduti in azione. E questo numero appare ben più elevato di quello fornito dalla propaganda russa.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, molti tedeschi furono perdonati per le atrocità che avevano commesso in guerra semplicemente perché in patria o all’estero non c’era accesso ad informazioni dettagliate su quanto era accaduto. Certo, c’erano tanti sospetti, ma era difficile distinguere il vero o dal falso. Le conseguenze della guerra in Ucraina saranno molto diverse. Lo saranno perché l’Ucraina è coperta da reti mobili 4G. Idem per la Russia almeno per le sue aree più popolate. I cittadini russi sapranno, sanno, cosa è accaduto. Lo sapranno e sanno anche gli ucraini. A differenza della Germania del Dopoguerra, i russi probabilmente non verranno perdonati. Non si potrà più dire “Non lo sapevamo” o “Abbiamo appena eseguito gli ordini”.