Il problema non è il fascismo. Il problema è l’idea – o la non idea – di Paese che hanno Giorgia Meloni e il centrodestra. Il “pericolo fascista”, rilanciato anche dal Financial Times rischia di oscurare i veri rischi che l’Italia correrà se vincerà l’estrema destra. A cominciare da quello, tra i più gravi, che riguarda l’economia: Meloni e company non si affrancano dal complottismo che li contraddistingue, e per esempio su Ita e Tim, che Mario Draghi sta giustamente portando alla cessione, sventola la spada protezionistica della nazionalizzazione. Uno schema mentale, applicato all’economia, obsoleto e fallimentare. Che non porterà sviluppo all’Italia perché incapace di essere appetibile e attrarre i capitali privati anche stranieri.
L’euroscetticismo economico della Meloni, sulla scia di Orban, Le Pen e Farage, con un chiaro riferimento a quella calamità deambulante che per il mondo è stata Donald Trump, è un pericolo molto più reale del fascismo per l’Italia. Lo ha detto chiaro anche Mario Draghi, applauditissimo, oggi al Meeting di Rimini. “La credibilità interna deve andare di pari passo con quella internazionale – ha detto il premier -. L’Italia è paese fondatore di Ue, protagonista del G7 e della Nato. Protezionismo e isolazionismo non coincidono con il nostro interesse nazionale. Le illusioni autarchiche del secolo scorso hanno fallito”. Ipse dixit.