Draghi l’anti sovranista: “L’Italia non ceda a spinte autarchiche”

È stato un Mario Draghi strepitoso quello che si è presentato oggi al Meeting di Rimini. Un intervento che ha segnato il suo ritorno in pubblico dopo la pausa estiva trascorsa al buen retiro a Città della Pieve. Il presidente del consiglio è salito sul palco poco dopo le 12 ed è stato applaudito a lungo: tutti in piedi, standing ovation in sala. Una platea che vedeva soprattutto ragazzi e ragazze ed è proprio a loro che l’ex numero della Bce si è rivolto pieno di speranza. Proprio come aveva fatto due anni, quel lontano 18 agosto del 2020, quando disse con convinzione «Ai giovani bisogna dare di più». E per tutta la durata del suo mandato l’economista si è impegnato per consegnare alle generazioni future un paese migliore di come l’aveva trovato. Draghi si è scagliato durante il suo messaggio contro il sovranismo e il populismo che hanno tradito la Patria e fatto cadere il suo governo, che ha saputo affrontare con coraggio le sfide che la storia gli ha messo dinnanzi: dalla lotta alla pandemia alla scoppio della guerra in Ucraina.

“Grazie. Per il calore di questo applauso. Grazie per la vostra accoglienza e, se vado oltre la commozione, questo entusiasmo vostro mi colpisce molto in profondo. Voi giovani vivete la politica come ideali da condividere, impegno sociale per la loro affermazione e la testimonianza di una vita coerente con questi ideali. Voi insieme combattete, sperate e costruire, ecco perché questo vostro entusiasmo oggi mi colpisce molto, voi siete la speranza della politica”, ha esordito Draghi, che ha rivendicato in seguito le decisioni difficili assunte dal governo senza aggettivi. “Anche oggi siamo in un momento estremamente complesso per l’Italia e la Ue, con il quadro geopolitico in rapida trasformazione con il ritorno della guerra e le tensioni su Taiwan. La congiuntura economica è segnata da una profonda incertezza” e l’inflazione “pesa in modo molto gravoso sui bilanci di famiglie e impese. Ma l’Italia è un grande paese”.

“Protezionismo e isolazionismo non coincidono con il nostro interesse nazionale”, ha affermato il presidente del consiglio Mario Draghi intervenendo al meeting di Cl. “Dalle spinte autarchiche al sovranismo che voleva uscire dall’euro, l’Italia non è mai stata forte quando voleva fare da sola”, ha sottolineato il premier. “La credibilità interna deve andare di pari passo con quella internazionale. L’Italia è paese fondatore di Ue, protagonista del G7 e della Nato”, ha rimarcato l’ex governatore di Bankitalia. Con convinzione Draghi ha poi detto: “La Russia ha usato il gas come minaccia geopolitica. Non deve accadere mai più. L’indipendenza dalla Russia nell’autunno 2024 è un obiettivo fondamentale per la sicurezza. Bisogna slegare il costo dell’energia elettrica dal prezzo gas. In pochi mesi è stato fatto un cambio radicale della politica energetica italiana”.

Parlando della folle guerra voluta da Putin, Draghi ha asserito: “Non possiamo dirci europei se non difendiamo dignità di Kiev. Non c’è alcuna contraddizione tra la ricerca della pace, il sostegno all’Ucraina e l’attuazione di sanzioni efficaci contro la Russia”. Parole chiare, nette. L’augurio del presidente del consiglio? Che il “prossimo governo preservi spirito repubblicano”. Un discorso appassionato che è stato accompagnato, come dicevamo, da continui applausi. Al Meeting di Rimini Mario Draghi è stato accolto da gruppi di giovani che gli hanno detto a gran voce: “Grazie Presidente, grazie Mario”. Elogi che siam sicuri non hanno lasciato indifferente premier, ma che avranno scaldato il “cuore” del banchiere che il resto del mondo ci invidia. Inutile girarci attorno: ad ogni parola, che tradiva la commozione di Draghi, il pensiero era uno solo: come è stato possibile mandare a casa una persona così?