La conquista russa di Mariupol, la città dell’Ucraina meridionale da settimane sotto assedio, potrebbe essere ormai questione di giorni se non di ore. L’esercito di Putin avrebbero preso il controllo della parte centrale, dividendo le forze ucraine al porto da quelle che si trovano nel quartiere industriale a est della città. Gli scontri si starebbero concentrando soprattutto intorno all’acciaieria Azovstal, nel porto. Ma non è ancora detto. Le notizie sono discordanti.
Mosca ha annunciato la resa di 1.026 soldati ucraini, tra cui 162 ufficiali, della trentaseiesima brigata di fanteria marina nell’area dello stabilimento metallurgico di Ilyich, indiscrezione che Kiev ha smentito. Secondo le autorità ucraine, alcune loro unità invece sarebbero riuscite ad uscire dall’accerchiamento e ad unirsi agli uomini del reggimento Azov, situati nel complesso siderurgico. Come spiega l’«Agi» la presa dell’acciaieria è resa difficile dalla fitta rete di cunicoli sotterranei che era stata costruita in epoca sovietica in caso di attacco nucleare. E ormai, come sappiamo, la caduta definitiva di Mariupol, è l’obiettivo principale di Putin. La riorganizzazione e il rafforzamento delle forze russe nel Donbass ne sono una prova.
A pagare il prezzo più alto i più piccoli, vittime innocenti. L’agenzia «Ansa» riferisce da Dnipro, dove arrivano alcuni degli sfollati che possono raccontare cosa hanno vissuto, di bambini morti per fame perché era impossibile uscire dai rifugi sotto attacco per andare a procurarsi cibo e di acqua da bere ottenuta facendo sciogliere la neve. Racconti devastanti che arrivano dalla gente che è riuscita a scappare da Mariupol. Secondo il commissario ucraino per i diritti umani, Lyudmila Denysova, più di 121mila bambini sono stati deportati con la forza in Russia nelle ultime settimane.