Non confondere aggrediti e aggressori, Lagioia bacchetta anti-Nato e giustificazionisti

“Di che pasta è fatta la specie umana se dopo alcuni millenni di civilizzazione, e a 77 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, non è in grado di trovare strumenti alternativi alla violenza più brutale per risolvere le controversie?”.
A chiederselo è lo scrittore e direttore del Salone del Libro di Torino, Nicola Lagioia, che in un’intervista a la Repubblica spiega quanto ci sia bisogno di una riflessione sul fallimento del genere umano, in una società in cui prevalgono pregiudizi ideologici “per cui l’aggredito e l’aggressore vengono confusi tra loro nella logica secondo cui il nemico del mio nemico è mio amico”.

“Sarebbe una riflessione tanto più necessaria – spiega Lagioia – nel momento in cui viviamo in un mondo dove i banchi di prova decisivi dal Covid al cambiamento climatico, riguardano l’intera umanità”.
Lo scrittore, che ritiene i social “viziati dai populisti ma anche delle crociate di purezza progressista”, bacchetta anti-Nato e giustificazionisti. “C’è un aggressore, Putin e il suo stato maggiore, e un aggredito, il popolo ucraino. L’obiezione che ci siamo sentiti fare è: ‘D’accordo, ma anche gli Usa hanno invaso l’Iraq sulla base di false informazioni sul possesso di armi chimiche da parte di Saddam Hussein’. Lo scrittore spiega che “anche quella di Bush fu naturalmente un’invasione criminosa”, ma è altrettanto vero che sono “due crimini indipendenti l’uno dall’alto”. Eppure c’è chi tende a ritenere criminale l’invasione dell’Ucraina, prosegue Lagioia, solo “a patto che si giudichi altrettanto quella in Iraq”.

Il direttore del Salone del Libro di Torino, infine, mette in guardia dalla trappola della giustificazione. “La guerra, per noi abituati alla pace, è talmente penosa, straziante, terribile, che uno può avere la tentazione di leggerla in termini deterministici e dire: ‘L’aggressione era inevitabile visto che la Nato si è allargata. Una spiegazione che sfocia pericolosamente nella giustificazione”. E, questo, per lo scrittore è un grande errore perché “porta a negare il principio di libero arbitrio: se è inevitabile bombardare le città, uccidere bambini, stuprare le donne, allora vuol dire che questa guerra non l’ha nemmeno decisa Putin. Se tutto è già scritto, allora lo era anche il nazismo. Putin ha detto: ‘Non potevamo fare altrimenti’. Non è vero. Poteva fare altrimenti”.