Parsi: “Putin ‘impiegato modello’ della Nato e di Erdogan non c’è da fidarsi”

Lo abbiamo sempre sostenuto che, nella brutalità della sua ingiustificata guerra all’Ucraina, ha il merito di aver compattato l’Europa e di aver resuscitato la Nato.
“Vladimir Putin è il miglior impiegato della Nato, è lui ad aver provocato la fine della neutralità di quei paesi che, per paura, oggi vogliono aderire all’alleanza atlantica”. A dirlo a Formiche.net è Vittorio Emanuele Parsi, professore all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e uno dei politologi italiani più esperti. Secondo Parsi, inoltre, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non è più credibile come negoziatore tra Ucraina e Russia. E ha ragione, soprattutto dopo aver espresso a chiare lettere la sua contrarietà all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato.

“Sta mettendo a repentaglio la posizione condivisa da parte dei paesi atlantici e renderebbe ancora più sovrapponibile la membership Nato alla membership dell’Unione. Ha inoltre addotto motivazioni irricevibili che toccano il diritto di asilo dei curdi, senza dimenticare altri scenari”, spiega Parsi.
“Se guardassimo a chi si sta mettendo di traverso a Nato e Ue vedremmo, rispettivamente, Erdogan e Orban: sono due membri autoritari di due organizzazioni democratiche. Per questa ragione sono entrambi irricevibili”, aggiunge il politologo, che ricorda ai sostenitori italiani come Erdogan, in realtà, voglia “indebolire la Nato, non rafforzarla. E’ convinto di poter giocare una sua partita nel Mediterraneo orientale: sarebbe questo contro i nostri interessi nazionali, per come ci ha trattati in Libia e per come punta ai giacimenti di gas al largo di Cipro e Israele”. Parsi spiega anche che “il rafforzamento della Turchia è uno dei tanti regali che dobbiamo alla leadership miope e narcotica di Angela Merkel: è sua la regia del pessimo accordo sui migranti raggiunto con Erdogan. A nemmeno un anno dalla sua scomparsa politica, quello che in pochi ieri dicevamo, oggi inizia ad essere più chiaro a tutti, ovvero il danno permanente che Merkel ha causato alla Nato e alla pubblica sicurezza. Per cui certamente sono stati commessi degli errori che non vanno reiterati: Erdogan è inaffidabile”.

Tornando a Putin, Parsi lo definisce “l’impiegato modello della Nato. Bisognerebbe dargli un premio, perché con le sue azioni dissennate ha fatto crescere quote di mercato: il punto è che Putin, attaccando l’Ucraina, ha reso lo status dei neutrali non più una garanzia di sicurezza. Prima di allora Svezia e Finlandia non avevano mai pensato di entrare nella Nato”.

Quanto all’architettura di sicurezza del futuro, quindi, Parsi torna a ribadire quanto sia importante la triangolazione con la Cina.

“Ragionando sull’equilibrio del futuro dovremmo chiederci come uscire da questo imbuto di forze in cui ci ha cacciato Putin per entrare in una logica in cui la questione della sicurezza militare sia meno oppressiva, aprendo ad una nuova fase delle relazioni tra Usa, Ue e Cina. Torneremo a giocarci la scommessa di un mondo in cui la minaccia della forza sarà meno rilevante, tanto sull’Atlantico che sul Pacifico. Putin ha innescato questa situazione per riportarci tutti in una logica che è l’unica in cui lui potrebbe avere delle carte in mano: la logica della forza militare. Ma non diamo troppa importanza all’energia. Entro il 2027 – aggiunge – saremo fuori dagli idrocarburi russi e nel giro di un decennio saremo fuori dalla dipendenza dagli idrocarburi: si chiama Next Generation Eu.

Sulle parole di Mario Draghi alla Casa Bianca, Parsi che ha fatto bene a riaffermare “il sostegno militare ma al contempo raccoglie l’idea di futuro che noi abbiamo tutto da scrivere. In cui sì saremo pronti a difenderci, ma senza dimenticare che non è questo il mondo che abbiamo costruito nel secondo dopoguerra e che vogliamo continuare a costruire. In seguito bisogna capire quali saranno le condizioni per arrivarci: la mia idea è che la triangolazione con Pechino serva per arrivare a parlare con i russi. I cinesi hanno sempre più in testa di aver fatto una enorme sciocchezza ad aver dato il disco verde a Putin al vertice bilaterale. Conto molto su questo, oltre che su un altro elemento: quando Putin capirà di essere completamente isolato cercherà una via di uscita. E i cinesi possono aiutarci a confezionarne una che non sia umiliante, ma che non gli regali con il negoziato ciò che non è stato capace di prendersi con la forza, visto che la guerra l’ha iniziata lui e non noi”.