Lo sport preferito da Conte sembra essere oggi uno soltanto: attaccare Mario Draghi. Il leader del Movimento 5 stelle è tornato a puntare il dito contro l’ex numero della Bce anche stamane parlando al Corriere.tv: “Il prestigio di Draghi è indiscutibile ma doveva essere incalzato un po’ da tutti”, ha detto l’avvocato del popolo, citando ad esempio il dossier energia. Conte si è detto contrario alla logica dell’“uomo solo al comando” che, “non ha mai funzionato”. La guida dei grillini ha poi rincarato la dose, aggiungendo con tono sprezzante: “Draghi era osannato da tutto l’universo ma ci ritroviamo in questa situazione di stallo”. Esternazioni forti che fanno capire non tanto una profonda antipatia personale (che ci potrebbe anche stare) o una dolorosa invidia (che potrebbe starci pure) nei confronti dell’italiano più stimato all’estero, quanto il solito schema seguito da Conte. Vale a dire? Individuare le posizioni sulle quali poter (ri)trovare le basi per tenere insieme un M5S che da che Draghi si è insediato a Palazzo Chigi era letteralmente colato a picco.
Dopo aver strizzato l’occhio ai sondaggi e letto con cura i commenti sui social degli Italiani sfiancati prima dalla pandemia, poi dalle conseguenze della guerra in Ucraina, Conte ha preso ad inveire contro l’attuale presidente del consiglio, attaccandolo di volta in volta su più fronti. Ricorderete tutti il faccia a faccia duro tra i due sull’invio delle armi all’Ucraina: anche allora l’ex premier cavalcò l’onda dei social. E oggi le cose non sono affatto cambiate. Ovunque vada, Conte insiste nel demonizzare il banchiere centrale: “Ci sono gli orfani della forma di governo e dell’agenda Draghi, il Pd, Calenda, Renzi, che auspicano ancora di poter nascondere le loro responsabilità politiche dietro l’ombrello della formula Draghi: sia come agenda priva di contenuti, sia come metodo che, se diventasse la regola, sarebbe insidioso per nostra democrazia”. Parole pronunciate dal leader del M5s, Giuseppe Conte, in un’intervista concessa a “Radio Cusano Campus”.”Non c’era confronto, né condivisione con i capidelegazione, si decideva al chiuso di alcuni ministeri”, ha aggiunto sempre il professore.
Calandosi perfettamente nei panni di leader del MoVimento ‘asso pigliatutto’ del malcontento popolare, Conte nella medesima occasione ha detto: “Quella è un’agenda che non auspico affatto per la salute della nostra democrazia. La politica, quella che ha visione, strategia e un progetto di Paese, deve riappropriarsi di questo spazio pubblico, fare scelte di responsabilità”. I fatti però smentiscono quanto sostenuto dal leader grillino: il governo Draghi ha lavorato così bene, che tra Paesi del G7 nel 2022 sarà l’Italia quello destinato a crescere più di tutti. E non si tratta di un’opinione: lo dicono i numeri dell’Istat sulla crescita. Nel secondo trimestre dell’anno l’economia italiana ha fatto registrare una crescita del +1% rispetto al trimestre precedente e del +4,6% rispetto al secondo trimestre del 2021, con una crescita acquisita per il 2022 pari al +3,4%. Questo vuol dire che, se anche nel terzo e quarto trimestre dell’anno la crescita dovesse essere pari a zero, il tasso annuale si attesterebbe al +3,4%. Altro che stallo, come dice Conte.
L’eredità che ci lascia l’esecutivo guidato da Draghi sarà quella di una nazione che, per la prima volta, non ha un’economia al traino di quella degli altri, ma fa da locomotiva.