Johnson

Ora tutti addosso a Johnson, ma i pagliacci di destra sono altri

Facile ora inveire contro Boris Johnson, definirlo un pagliaccio, un bugiardo. Semplice attaccare oggi il primo ministro britannico, che ha scelto di fare un passo indietro. È stato il suo un comunicato arrivato dopo una delle notti più drammatiche per Downing Street: “Sono costretto a lasciare il lavoro più bello del mondo, dopo aver ottenuto la più grande maggioranza parlamentare dal 1987. Mi spiace e sono triste. Ma nessuno è indispensabile, e dunque lascio, se questa è la volontà dell’istinto del gregge a Westminster, che mi ha frenato”.

Vero è che non sono arrivate delle scuse, anzi. Johnson ha elencato quelli che ha definito dei “successi” del suo governo: “Abbiamo completato la Brexit, distribuito i vaccini anti Covid prima di tutti, abbiamo guidato l’Occidente nel sostegno all’Ucraina contro l’aggressione di Putin, avevamo in mente di redistribuire le ricchezze in tutto il Paese. In questi giorni ho detto a tutti che sarebbe stato perlomeno eccentrico cambiare guida al governo, ma non mi hanno ascoltato. Ringrazio i cittadini britannici, mia moglie Carrie e i nostri bambini, la mia famiglia e tutto lo staff”. Non ha fatto un mea culpa, come qualcuno si sarebbe aspettato. Johnson non ha speso una parola sulle menzogne raccontate sui festini durante il lockdown, tantomeno sulla Brexit. Come se questi non sapesse che dietro di sé lascia un’Inghilterra con un’economia che ha l’inflazione più alta dei Paesi del G7 e con la crescita più bassa delle sette potenze. Ma è interessante l’editoriale di Claudio Cerasa uscito su “Il Foglio”, proprio perché ci fa riflettere su un punto: “BoJo ha fallito, ma i veri buffoni della destra europea sono altri. (…) Un clown, d’accordo, ma Boris Johnson è stato anche altro e non ci vuole molto a capire perché la sua parabola discendente non abbia nulla a che fare con quella dei Donald Trump, delle Marine Le Pen o dei Matteo Salvini. È stato un pagliaccio in molte circostanze, in circostanze importanti, ma non lo è stato in almeno tre circostanze che non si possono dimenticare e che ci portano facilmente a dire che se la destra europea, la nuova destra europea, quella che avanza, quella più attratta dal sovranismo che dal merkelismo, avesse qualcosa di Boris Johnson sarebbe una destra meno estremista”.

Di che parliamo? Innanzitutto dei vaccini contro il Coronavirus. Dopo l’errore iniziale Johnson ha cercato di raddrizzare il tiro, tant’è che come ricorda Cerasa ha fatto di tutto perché venissero prodotti nel Regno Unito e ha insistito perché essi venissero somministrati anche in tenera età. Non solo: “Trovate voi qualcuno, tra le nuove destre europee, e quando parliamo di nuove destre europee parliamo ovviamente anche di quelle italiane, da Giorgia Meloni a Matteo Salvini, che durante la pandemia abbia sfidato a più riprese il corpaccione del suo partito imponendo in diverse occasioni restrizioni alla libertà, come i lockdown e come i green pass, senza spacciarle come prove indelebili di un inevitabile passaggio dalla democrazia parlamentare alla dittatura sanitaria”, rimarca Cerasa. E non si può poi negare il supporto di Johnson all’Ucraina. Con fermezza il primo ministro britannico ha condannato l’operato di Vladimir Putin, l’invasione di Mosca, le angherie dell’esercito russo. Da qui la conclusione del direttore de “Il Foglio” condivisibile: “Se si paragona BoJo con tutto ciò che ha prodotto il trumpismo, non si fa fatica a dire, nonostante tutto, che i veri pagliacci della destra, in Europa, sono altri. Avercene di Boris Johnson”.